4 Agosto 2022
Dicono che far commuovere sia più semplice che far ridere, e sono abbastanza sicuro che sia così.
Non è facile trovare libri che facciano ridere (e intendo ridere per davvero), probabilmente perché la comicità è una cosa che ha più a che fare con le emozioni istintive, quelle che si possono controllare dal vivo, con la voce, con le espressioni, con il tempo, mentre sulla pagina scritta è molto più difficile provocare la stessa reazione.
Tuttavia, esistono autori che si sono cimentati con successo nella scrittura umoristica. Leggerli è una vera goduria, ma ho sempre fatto una certa fatica a recuperarli, ed è per questo che li ho voluti raccogliere in una lista.
Come sempre, è una lista in via di aggiornamento, quindi è possibile che se tornate dopo qualche tempo su questa pagina ne troviate di altri, in base a ciò che leggo. Per ogni titolo, inserisco una breve trama e il link di affiliazione Amazon: se li comprate seguendo questo link, riceverò una minuscola percentuale, diciamo come ricompensa per aver scritto questo elenco, ma se volete utilizzare altri canali di acquisto va benissimo, amici come prima.
LA SOVRANA LETTRICE
di Alan Bennett. Adelphi, 2007
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A una cena ufficiale, circostanza che generalmente non si presta a un disinvolto scambio di idee, la regina d’Inghilterra chiede al presidente francese se ha mai letto Jean Genet. Ora, se il personaggio pubblico noto per avere emesso, nella sua carriera, il minor numero di parole arrischia una domanda del genere, qualcosa deve essere successo. Qualcosa in effetti è successo, qualcosa di semplice, ma dalle conseguenze incalcolabili: per un puro accidente, la sovrana ha scoperto la lettura di quegli oggetti strani che sono i libri, non può più farne a meno e cerca di trasmettere il virus a chiunque incontri sul suo cammino. Con quali effetti sul suo entourage, sui suoi sudditi, sui servizi di security e soprattutto sui suoi lettori lo scoprirà solo chi arriverà all’ultima pagina, anzi all’ultima riga.
ZIA MAME
di Patrick Dennis. Adelphi, 1955
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Immaginate di essere un ragazzino di undici anni nell’America degli anni Venti. Immaginate che vostro padre vi dica che, in caso di sua morte, vi capiterà la peggiore delle disgrazie possibili, essere affidati a una zia che non conoscete. Immaginate che vostro padre – quel ricco, freddo bacchettone poco dopo effettivamente muoia, nella sauna del suo club. Immaginate di venire spediti a New York, di suonare all’indirizzo che la vostra balia ha con sé, e di trovarvi di fronte una gran dama leggermente equivoca, e soprattutto giapponese. Ancora, immaginate che la gran dama vi dica “Ma Patrick, caro, sono tua zia Mame!”, e di scoprire così che il vostro tutore è una donna che cambia scene e costumi della sua vita a seconda delle mode, che regolarmente anticipa. A quel punto avete solo due scelte, o fuggire in cerca di tutori più accettabili, o affidarvi al personaggio più eccentrico, vitale e indimenticabile e attraversare insieme a lei l’America dei tre decenni successivi in un foxtrot ilare e turbinoso di feste, amori, avventure, colpi di fortuna, cadute in disgrazia che non dà respiro – o dà solo il tempo, alla fine di ogni capitolo, di saltare virtualmente al collo di zia Mame e ringraziarla per il divertimento.
Avrei presto scoperto che per «mattino» zia Mame intendeva l’una del pomeriggio. Le undici erano «mattino presto», mentre le nove corrispondevano a «notte fonda».
LA MIA FAMIGLIA E ALTRI ANIMALI
di Gerald Durrell. Adelphi, 1956
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Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso da ragazzo, con la mia famiglia, nell’isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell’isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena si sono trovati sulla pagina non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato i vari amici a dividere i capitoli con loro
Così Gerald Durrell presenta questo libro, uno dei più universalmente amati che siano apparsi in Inghilterra negli ultimi trent’anni. Ma il lettore avrà il piacere di scoprirvi anche qualcos’altro: la storia di un Paradiso Terrestre, e di un ragazzo che vi scorrazza instancabile, curioso di scoprire la vita (che per lui, futuro illustre zoologo, è soprattutto la natura e gli animali), passando anche attraverso avventure, tensioni, turbamenti, tutti però stemperati in una atmosfera di tale felicità che il lettore ne viene fin dalle prime pagine contagiato.
L’UOMO DI MARKETING E LA VARIANTE LIMONE
di Walter Fontana. Bompiani, 1995
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Era il 1995, i fax squittivano, i telefonini incuriosivano, Internet si poteva appena presagire. Walter Fontana la presagì. Intuì inoltre, tra i pochissimi, il logorio incipiente di quell’incanto che dal decennio prima aveva avvolto la pubblicità, le merci, la creatività, l’aspirazione a un lusso insensato. Decise di compierne una specie di indagine etnologica, con la competenza dei suoi anni di lavoro nel settore e con la potenza espressiva dell’umorismo, sperimentata in cabaret, teatro e televisione. Il libro che ne è uscito è un’alternanza di riunioni animate (“Bisogna stressare anche il discorso detersivo”), dialoghi serrati (“Per motivi contabili, preferirei pagare i toast con carta di credito e i cetriolini cash. Problems?”), soprusi sbrigativi (“Dovete rifare tutto, comunque complimenti, comunque dovete rifare tutto”) e parentesi di riflessione (“L’azienda è un luogo dove persone adulte subiscono traumi infantili”). Il libro fece ridere tutti i suoi lettori, ivi compresi uomini e donne di marketing. Questi ultimi, pur ridendone, poterono anche riconoscervi i propri magoni.
IL BUDDHA DELLE PERIFERIE
di Hanif Kureishi. Bompiani, 1990
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Karim, un ragazzino di origini anglo-indiane, è disperatamente desideroso di scappare dalla periferia Sud londinese dove si ritrova rinchiuso per poter intraprendere nuove esperienze al centro della capitale. Si sente inglese dalla testa ai piedi, anche se non ne è particolarmente orgoglioso, ma molte persone lo vedono come una strana miscela di due culture, dato che sua madre è inglese e suo padre indiano. La vita della famiglia prende una svolta insperata quando il padre, che non aveva mai mostrato interesse per il buddhismo o le usanze del suo paese ed era stato fino a quel momento niente più che un noioso burocrate, sembra improvvisamente riscoprire il suo aspetto spirituale rimasto fino ad allora completamente celato e decide di organizzare degli incontri nella sua casa per istruire a riguardo altre persone. Questi incontri si rivelano un vero successo, e vengono frequentati da persone provenienti da tutto il vicinato e da altre zone di Londra; presto l’uomo comincia ad essere visto come un autentico guru.
IL PARADISO DEGLI ORCHI
di Daniel Pennac. Feltrinelli, 1992
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Un eroe, Malaussène, che come lavoro fa il “capro espiatorio”. Una famiglia disneyana, senza mamme e babbi, con fratellini geniali, sorelle sensitive, una “zia” maschio protettrice di vecchietti, ladri e travestiti brasiliani, una “zia” femmina super-sexy, ritratto irresistibile del giornalismo alla “Actuel”, una misteriosa guardia notturna serba, un cane epilettico. Questa esilarante banda di personaggi indaga su una serie di oscuri attentati, sull’orrore nascosto nel Tempio del benessere, un Grande Magazzino dove scoppiano bombe tra i giocattoli e un Babbo Natale assassino aspetta la prossima vittima. Un’altalena tra divertimento e suspence, tra una Parigi da Misteri di Sue e una Parigi post-moderna dove proliferano i piccoli e grandi “orchi” che qualcuno crede estinti. Degli orchi si può ridere o si può tremare. Uno scrittore d’invenzione, un talento fuori delle scuole come Pennac, non ha certo paura di affrontarli con l’arma che lui stesso così definisce nel libro: ‘l’umorismo, irriducibile espressione dell’etica’.
Gli orari della vita dovrebbero prevedere un momento, un momento preciso della giornata, in cui ci si potrebbe impietosire sulla propria sorte.
(tutta la Saga dei Malaussène, così come altri romanzi di Pennac, tra cui cito solo Storia di un corpo e La lunga notte del dottor Galvan, sono librettini brillanti e molto propensi a farti morire dalle risate)
IL CLUB DEL LIBRO E DELLA TORTA DI BUCCE DI PATATA DI GUERNSEY
di Mary Ann Shaffer e Annie Barrows. Astoria, 2008
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È il 1946 e Juliet Ashton, giovane giornalista londinese di successo, è in cerca di un libro da scrivere. All’improvviso riceve una lettera da Dawsey Adams – che per caso ha comprato un volume che una volta le era appartenuto ― e, animati dal comune amore per la lettura, cominciano a scriversi. Quando Dawsey le rivela di essere membro del Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, in Juliet si scatena la curiosità di saperne di più e inizia un’intensa corrispondenza con gli altri membri del circolo. Mentre le lettere volano avanti e indietro attraverso la Manica con storie della vita a Guernsey sotto l’occupazione tedesca, Juliet scopre che il club è straordinario e bizzarro come il nome che porta.
LE DOMANDE DI BRIAN
di David Nicholls. Beat, 2003
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È il 1985 quando Brian Jackson approda all’università di Bristol. Buffo e imbranato come tutte le matricole, imberbe diciottenne innamorato di Kate Bush e della sua musica, Brian cela una grande dote: sa rispondere a tutte le domande dei quiz. Un formidabile asso nella manica che gli consente di sbaragliare tutti alle selezioni di Bristol per la formazione della squadra da spedire all'”University Challenge”, il popolare quiz televisivo che vede i college inglesi in gara tra di loro. All”University Challenge” Brian si imbatte nel primo grande problema della sua vita: Alice Harbinson, bella, leggiadra, femminile, sensuale, con i genitori così upper class e così anticonvenzionali. In una parola: irraggiungibile! Per la splendida Alice, Brian perde la bussola, ignora gli amici, combina disastri e trascura Rebecca, la ragazza impegnata che sa apprezzare il suo fascino di giovane colto e sensibile e che considera Alice Harbinson una gatta morta che disonora l’intera storia del femminismo.
(sono particolarmente legato a questo libro, perché è stato il primo libro umoristico che ho letto. Avevo tredici anni e leggevo solo gialli. Poi, per caso, qualche anno fa, mi sono imbattuto nella trasposizione cinematografica di Tom Vaughan, che si intitola Il quiz dell’amore ed è un adattamento fedele del romanzo)
ESPLORIAMO IL DIABETE CON I GUFI
di David Sedaris (di cui consiglio tutta l’opera). Mondadori, 2014
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Sedaris racconta della divisa di suo padre per la cena (mutande e maniche di camicia), della prima colonscopia della sua vita (straordinariamente piacevole), e di quando considerò molto seriamente l’eventualità di acquistare lo scheletro di un pigmeo assassinato. Il filo rosso? La sua magistrale abilità nel trasformare qualsiasi tema in una storia d’amore: come ci si sente a stare in una relazione dove si ama e si è amati anche dopo molti anni? Cosa significa essere parte di una famiglia? E, soprattutto, com’è possibile, nonostante tutte le assurdità della vita, imparare ad amare se stessi?
(non importa a nessuno, ma Sedaris è il mio genio comico preferito. Consiglio tutta la sua opera, ma impossibile non citare Me parlare bello un giorno)
UNA COSA DIVERTENTE CHE NON FARÒ MAI PIÙ
di David Foster Wallace. Minimum Fax, 1997
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È il capolavoro di comicità e virtuosismo stilistico con cui i lettori italiani hanno conosciuto il genio letterario di David Foster Wallace. Commissionatogli inizialmente come articolo per la rivista Harper’s, questo reportage narrativo da una crociera extralusso ai Caraibi – iniziato sulla stessa nave che lo ospitava e cresciuto a dismisura dopo innumerevoli revisioni – è ormai diventato un classico dell’umorismo postmoderno e al tempo stesso una satira spietata sull’opulenza e il divertimento di massa della società americana contemporanea.
Una seconda signora addetta al Controllo Folle della Celebrity ha un megafono e continua a ripetere instancabilmente di non preoccuparci delle valigie, che ci raggiungeranno più tardi, e sono il solo, a quanto pare, a trovare la cosa agghiacciante nel suo involontario richiamo alla scena della partenza per Auschwitz di Schindler’s List.
UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARÀ UTILE
di Peter Cameron. Adelphi, 2007
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James ha 18 anni e vive a New York. Finita la scuola, lavoricchia nella galleria d’arte della madre, dove non entra mai nessuno: sarebbe arduo, d’altra parte, suscitare clamore intorno a opere di tendenza come le pattumiere dell’artista giapponese che vuole restare Senza Nome. Per ingannare il tempo, e nella speranza di trovare un’alternativa all’università (“Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché”), James cerca in rete una casa nel Midwest dove coltivare in pace le sue attività preferite – la lettura e la solitudine -, ma per sua fortuna gli incauti agenti immobiliari gli riveleranno alcuni allarmanti inconvenienti della vita di provincia. Finché un giorno James entra in una chat di cuori solitari e, sotto falso nome, propone a John, il gestore della galleria che ne è un utente compulsivo, un appuntamento al buio…
LESS
di Sean Andrew Greer. La Nave di Teseo, 2017
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Problema: sei uno scrittore fallito sulla soglia dei cinquant’anni. Il tuo ex fidanzato, cui sei stato legato per nove anni, sta per sposare un altro. Non puoi andare al suo matrimonio, sarebbe troppo strano, e non puoi rifiutare, sembrerebbe una sconfitta. Sulla tua scrivania intanto languono una serie di improbabili inviti da festival ed editori di tutto il mondo. Domanda: come puoi risolvere entrambi i problemi? Soluzione: accetti tutti gli inviti, se sei Arthur Less. Inizia così una specie di folle e fantasioso giro del mondo in 80 giorni che porterà Less in Messico, Francia, Germania, Italia, Marocco, India e Giappone, riuscendo a frapporre migliaia di chilometri tra lui e i problemi che si rifiuta di affrontare. Cosa potrebbe andare storto? Tanto per cominciare, Arthur rischierà di innamorarsi a Parigi e di morire a Berlino, sfuggirà per un pelo a una tempesta di sabbia in Marocco e arriverà in Giappone troppo tardi per la fioritura dei ciliegi. In un giorno e in un luogo imprecisati, Less compirà i fatidici cinquant’anni: questa seconda fase della vita gli arriverà addosso come un missile, trascinando con sé il suo primo amore e anche l’ultimo.
AFFARI DI FAMIGLIA
di Francesco Muzzopappa. Fazi Editore, 2017
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Algida, sarcastica e decisamente snob, la contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, discendente diretta dell’ultimo grande casato torinese, potrebbe trascorrere le sue giornate addentando deliziose frolle fresche di pasticceria e sorseggiando coppe di champagne millesimato. Si ritrova invece a mangiare gocciole e pessimo gelato da discount per colpa di una crisi economica che ha colpito persino la sua famiglia, costringendola a vendere proprietà, pignorare mobili e decimare il personale. A servizio, ormai, è rimasto solo Orlando, maggiordomo con la forte passione per le poesie di William Blake, devoto e sempre presente. Nel momento in cui un’intera generazione di trentenni lotta contro la gerontocrazia al potere, Emanuele, il figlio della contessa, tanto bello quanto cretino, concorre a prosciugare il misero conto in banca ereditato, correndo dietro a una ballerina di fila, tale Ludmilla Coprova, e regalandole in più il preziosissimo Koh-i-Noor di famiglia. Prossima ormai alla bancarotta, Maria Vittoria decide di salvare il suo patrimonio e la sua villa. Per riuscirci è disposta a tutto, persino a organizzare un sequestro di persona. Il suo.
IL PIÙ GRANDE UOMO SCIMMIA DEL PLEISTOCENE
di Roy Lewis. Adelphi, 1960
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Il libro che avrete tra le mani è uno dei più divertenti degli ultimi cinquecentomila anni. Detto così alla buona, è il racconto comico della scoperta e dell’uso, da parte di una famiglia di uomini estremamente primitivi, di alcune delle cose più potenti e spaventose su cui la razza umana abbia mai messo le mani: il fuoco, la lancia, il matrimonio e così via. È anche un modo di ricordarci che i problemi del progresso non sono cominciati con l’era atomica, ma con l’esigenza di cucinare senza essere cucinati e di mangiare senza essere mangiati.
SAGA
di Tonino Benacquista. Einaudi, 1996
link non disponibile (il libro è ormai introvabile, ma pare essere una pietra miliare per gli sceneggiatori del noir e del comico)
Il produttore della tv generalista, Seguret, affida a quattro scrittori la realizzazione della sceneggiatura di “Saga”, una serie televisiva che dovrà riempire il palinsesto dalle 4 alle 5 del mattino. Un compito da assolvere, quindi, tra le mura di un piccolo ufficio all’interno del quale i quattro si conoscono, si confrontano (ognuno di loro si apre, raccontando i propri trascorsi e condividendo paure e aspettative) e si coalizzano affinché il prodotto sia quanto meno valido e soddisfi le aspettative di Seguret che pare limitarsi a ricordar loro scadenze e costi da contenere. Ma cosa succederebbe se “Saga”, serie tv di ottanta puntate messa in onda alle 4 del mattino, ottenesse un successo così inaspettato da approdare in prima serata?
LA VERSIONE DI BARNEY
di Mordecai Richler. Adelphi, 1997
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NIENTE DI VERO
di Veronica Raimo. Einaudi, 2022
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Veronica Raimo sabota dall’interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All’origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile. In questa storia all’apparenza intima, c’è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell’energia paralizzante che può essere la famiglia, dell’impresa sempre incerta che è il diventare donna.
LE CURE DELLA CASA
di Stefania Bertola. Einaudi, 2021
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Tutti la chiamano Lilli e il suo sogno segreto, incomprensibile agli occhi del marito e della madre, è fare la casalinga. Ora che la sua colf si è licenziata potrà finalmente dedicarsi a esplorare a fondo i misteri delle faccende domestiche. Perché gli aspirabriciole non aspirano né le briciole né nient’altro? Cosa si nasconde nella Jungla Nera del frigorifero? A queste e altre domande Lilli cerca di rispondere in un quaderno destinato alla figlia. Ma c’è una domanda a cui non riesce a trovare la risposta: dov’è finita la sua amica delle elementari, la bambina con cui aveva condiviso l’organizzazione domestica dei Cicciobello? Noemi sembra scomparsa nel nulla, e Lilli s’improvvisa detective con l’aiuto di vecchie compagne, contesse, giornalisti e altri alleati estemporanei. Un romanzo magnetico, con tanto d’istruzioni per l’uso (della casa e della vita).
ZERO GRAVITY
di Woody Allen. La Nave di Teseo, 2022
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Woody Allen è tornato. Che scriva di attori falliti o mucche assassine, dell’origine del pollo del generale Tso o di quella del nodo Windsor, che descriva la vita sessuale delle celebrità o il talento di un cavallo pittore, ognuno di questi racconti è spiazzante, acuto e, soprattutto, spassoso. Tra galline annoiate, riunioni del Club degli Esploratori, la vita imprevedibile di Manhattan e il lusso di Hollywood, un libro che prosegue dopo quindici anni la straordinaria vena di narratore puro del regista premio Oscar.
(sono difficili da reperire, ma tra le raccolte di racconti umoristici di Woody Allen non possiamo dimenticare Senza piume, Rivincite ed Effetti collaterali. Molto spassosa anche la sua recente autobiografia, dal titolo A proposito di niente)
POVERINA
di Chiara Galeazzi. Blackie, 2023
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Vi è mai capitato, mentre siete comodamente seduti sul divano di casa, di non sentire più metà del vostro corpo, e finire ricoverati d’urgenza per un’emorragia cerebrale? No? A Chiara Galeazzi sì. A 34 anni. Questo libro è il racconto – pieno di umorismo, emozione e senza alcuna retorica, né «guerriere» o «eroine» – di quello che è successo dopo. La diagnosi inaspettata, la paura che la vita sia cambiata per sempre, le strane rassicurazioni dei medici («che fortuna avere un ictus da giovani!»), i No Vax che le augurano la morte, i racconti surreali della fauna ospedaliera. E ancora la ricerca di una causa che non si trova, la lunga riabilitazione, la noia e le ciabatte ortopediche. Il tutto sotto lo sguardo compassionevole e allo stesso tempo mortificante delle altre persone, che pensano e dicono all’unisono: «Poverina».
MARMOCCHI VIZIATI
di Simon Rich. Nottetempo, 2023
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In questo mondo in continuo mutamento rimane una sola costante: il rapporto – o meglio, il conflitto – tra genitori e figli. Nei tredici racconti che compongono “Marmocchi viziati”, con il suo humour originalissimo e infallibile Simon Rich ce ne mostra di ogni tipo. Un intraprendente scimpanzé delude i sogni del padre rifiutando un impiego sicuro e seguendo le proprie ambizioni; una madre è così accecata dall’amore per suo figlio da non accorgersi che il ragazzo è realmente un mostro; un elfo sceglie di lavorare per Babbo Natale ritrovandosi però intrappolato in casa di un formidabile monello; una coppia di coniugi fantasma cerca di intavolare una discussione con i figli ignari della loro evanescente presenza. Nel racconto centrale della raccolta, da cui è stato tratto un film con protagonista Seth Rogen, un povero immigrato dell’Est Europa preservato in salamoia per un secolo si mette sulle tracce dei suoi discendenti in una Brooklyn tutta diversa da quella che aveva conosciuto. Tra queste pagine Rich, in stato di grazia, fonde la raffinatezza letteraria di George Saunders con la comicità scatenata per offrirci un mosaico di storie esilaranti e sorprendenti.