Attivismo è essere iscritti ad un’associazione, stare dietro un banchetto non pagato a distribuire volantini e accettare gli sguardi d’indifferenza, partecipare a delle riunioni, accollarsi oneri, pratiche, lavori extra. Ricordarlo è bello, doveroso, rispettoso, perché non andremmo avanti di mezzo centimetro se, mentre noi condividiamo paroline dolci su facebook e balliamo Lady Gaga con in mano un vodka lemon, non ci fossero queste organizzazioni piene di gente che si sbatte per i nostri diritti.
Poi c’è un’altra bellissima forma di attivismo, che assomiglia alla respirazione involontaria.
Attivismo è aver scelto la propria battaglia e rispettarla in ogni azione e pensiero. È non avere problemi a vivere apertamente la propria omosessualità, in famiglia, con gli amici, a lavoro. È ascoltare tutte le sentenze che finiscono con: “…carnevalata!”, “…costituita da marito e moglie”, “…diritto a una mamma e un papà”, “…contronatura”, e decidere per l’ennesima volta di non scaldarsi e cominciare a spiegare, nella speranza di abbattere un muro, o magari anche solo indebolirlo. È essere più forte di quello che la gente pensa di tuo figlio, tuo fratello, tuo nipote. È avere la pazienza di avere a che fare anche con omosessuali poco informati o poco interessati ai diritti, e con omosessuali che, per esibizionismo, o opportunismo, o mera stupidità, vanno contro la battaglia che dovrebbero combattere. È non sentirsi fuoriluogo, ossessionato, monotematico, rompipalle quando si esprime un’opinione sulle questioni LGBT per precisare, ancora una volta alle stesse persone di sempre, qualcosa. È saper attendere che una persona sia pronta per il coming out. È rinuncia, sicuramente, dolore, sacrificio, ansia. È essere coinvolto in prima persona durante le discussioni parlamentari sulle leggi che ti riguardano. È ricordarsi che l’attivismo è iniziato tanti anni fa con persone che stavano peggio di noi e hanno permesso a noi di continuare a lottare, ed è ricordarsi che l’attivismo potrà avere fine solo quando tutti saremo uguali. Allora l’orgoglio sarà una bellissima tradizione.
Roba affine
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Quant’è vero quello che dici…
Complimenti per le belle parole!
Grazie Mattias!
Peraltro sei il primo commento da quando ho cambiato il template del blog, quindi… hai vinto una nocciolina al Margot! 🙂
sicuro mi va per traverso ahahah! buona giornata!
Grazie del bellissimo articolo! Mi sono piaciute molto le tue parole: attivismo è aver scelto la propria battaglia e rispettarla in ogni azione e pensiero. È non avere problemi a vivere apertamente la propria omosessualità, in famiglia, con gli amici, a lavoro.
Questo è il mio primo commento e è solo un copia e incolla! 😀 Grazie delle tue parole! Sono molto di incoraggiamento!