Mi fa quasi tenerezza Silvio Berlusconi che promette agli elettori di eliminare la legge sulle unioni civili. Dopo più di vent’anni che lo conosciamo, chiunque dovrebbe aver imparato che le sue promesse sono come il rivolo di piscio che i cani lasciano cadere sul muro: scivolano via, puzzano, e alla fine evaporano, lasciando quella traccia biancastra sul marciapiede.
Parentesi.
È commovente che anche stavolta, per racimolare qualche voto tra i conservatori, abbia scelto la strada, sempre molto di tendenza, di andare contro i gay. D’altronde, è proprio Silvio Berlusconi ad averci insegnato che, quando non hai riforme utili e concrete da offrire per risanare un Paese, quello che puoi fare è sfruttare le paure della gente per ottenere consensi. Il mio popolo è incazzato con gli stranieri? Dico che la colpa di tutto è degli stranieri. Il mio popolo ce l’ha con i gay? Vado contro ai matrimoni gay. È veramente facile, e ci caschiamo sempre. Il 4 marzo non andremo a votare basandoci su delle proposte concrete (ci avete fatto caso? tutti vogliono risolvere il deficit con la lotta all’evasione. Da venticinque anni), ma sceglieremo il punto della scheda su cui fare la crocetta in base alle dichiarazioni dei candidati sulle questioni etiche e sociali.
Chiusa parentesi.
Eppure, non mi sorprende che Berlusconi e la sua allegra compagnia di criptofascisti vogliano abolire le unioni civili; mi perplime invece il silenzio di quasi tutti gli altri schieramenti sulle questioni LGBT.
Ultimamente, la scusa più utilizzata è la frase “non è una priorità”. Riuscite a vederlo, l’astuto gioco retorico? “Non è una priorità” lascia intendere una specie di dispiacere, un rifiuto detto con la voce rotta e lo sguardo da cagnolino zoppo. È pur sempre un No, ma è un No contrito. Come a dire che forse, in una legislatura futura, se avanza tempo a qualcuno, potrebbe anche essere fattibile una di quelle leggi che nel resto del mondo sono già rodate da anni e che trasformerebbe le persone LGBT in cittadini con gli stessi diritti degli altri.
Ma adesso, ed è un vero peccato, hanno pensato ad altre priorità, che casualmente corrispondono a priorità che non intersecano la sfera degli argomenti a cui sono sensibili le persone che questi schieramenti – diversi, liberi e progressisti per autodefinizione – non vogliono offendere.
“Non è una priorità” è una frase che accontenta chi non sa leggere tra le righe, illude gli animi speranzosi e desta sufficienti sospetti in chi ne ha pieni i coglioni di non essere mai una priorità.
Roba affine
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bravo. Solo bravo
Grazie!
La variante da campagna elettorale del “Son ben altri i problemi!”, ripulita dalla troppo esplicita sottovalutazione di quello in oggetto (che residua lo stesso).
Esatto: anche “son ben altri i problemi” è un’altra delle frasi furbette che non riesco più a tollerare!
Hai espresso perfettamente il mio pensiero. Bravissimo.
La cosa più triste è il senso di frustrazione che mi pervade nel sentirli parlare…e vedere quanto si approfittano della (imbarazzante) ignoranza della gente.