Ciao! Oggi vorrei fare un gioco con te. Non è niente di scandaloso, ma lo chiameremo comunque LE PANNOCCHIE DEL PRIVILEGIO.
È una cosa che è più facile fare sul mio profilo Instagram, con tutti i pulsantini da cliccare. Ma in realtà, basta che ti procuri carta e penna.
Ora, scrivi una X sul foglio ogni volta che è vera una delle seguenti frasi:
– ti identifichi come uomo
– hai la pelle bianca
– sei eterosessuale
– ti riconosci nel genere che ti hanno assegnato alla nascita
– non hai disabilità
– in genere le altre persone ti considerano attraente
– hai una stabilità economica
– non sei una persona grassa
– vivi in quello che viene comunemente chiamato Occidente
Potremmo andare avanti, ma per il momento fermiamoci qui. È l’ora di contare le pannocchie, ovvero le X che hai scritto sul foglio. Quante ne hai collezionate?
Vorrei poter dire che questa non è una gara e che nessuno davvero vince. Peccato, non è così: queste pannocchie fanno effettivamente vincere qualcosa. Più pannocchie hai, più hai quelli che si chiamano privilegi. Okay, forse privilegio non è la parola più simpatica del mondo, di questo possiamo discutere, nessun problema. Per ora chiamiamoli privilegi, perché in inglese chi studia queste cose li chiama privileges.
Magari non ti sembra di averli, perché anche tu hai delle giornate storte, il capo che ti opprime e la nonna malata. Ma non è così, e ti dirò di più: più o meno inconsapevolmente stai difendendo i tuoi privilegi. È nel nostro istinto farlo, tendiamo a conservare lo status quo.
Ma non è giusto, e ti spiego subito come mai. È molto probabile che chi ha meno pannocchie di te sia una persona che conti meno, venga discriminata, o esclusa, e sia più a rischio di subire violenza. I dati parlano chiaro, ma prima di ragionare di numeri e statistiche, prova a riflettere:
– un uomo bianco nato in Europa è probabilmente più “fortunato” di un uomo afroamericano nato in condizioni di povertà
– una donna cisgender americana e bianca è probabilmente più “fortunata” di una donna transgender nera
FAQ
Mh, e chi vince tra un uomo gay trans disabile e una lesbica nera povera e grassa? Eh, chi vince?!
Beh, mettiamo le cose in chiaro: a vincere sono in pochi, e sempre gli stessi. Ma al tempo stesso non c’è una classifica, non è il Glee Club, non si possono paragonare tutte le realtà. Ecco perché parliamo di intersezionalità: perché le pannocchie del privilegio si possono combinare in molti modi, e ogni volta è un caso a parte.
Beh, io sono un uomo, bianco ed eterosessuale, ma non è che la mia vita sia tutta rosa e fiori, se permetti…
Certo, lo so. Questo ti porta a non renderti conto dei tuoi privilegi. Ma immagina di rinunciare a una di queste pannocchie. Pensa di lasciare nella cesta la pannocchia della pelle bianca. Non credi che la tua vita, sfigata quanto vuoi, potrebbe comportare qualche problemino in più?
Ma dai, non vorrai mica dire che essere belli è un privilegio! Non vorrai mica equiparare l’essere brutti all’essere nati in un Paese in guerra!
Uhm, non proprio. Ogni pannocchia del privilegio influisce in maniera diversa. Ci sono privilegi maggiori, e microprivilegi. Ma la cosa che li accomuna tutti è che probabilmente, se hai queste pannocchie, non hai fatto niente per meritartele. Sei così, e probabilmente lo sei dalla nascita.
Ah, certo. Ora devo pure sentirmi in colpa perché sono etero.
Proprio perché le pannocchie del privilegio non dipendono da cosa hai fatto, non devi sentirti in colpa di averle. C’è una cosa però che puoi fare: esserne consapevole. E ascoltare, prendere posizione e lottare per far sì che una pannocchia sia soltanto una pannocchia, senza che questo crei discriminazioni.
Credo di aver capito. Ah, un’ultima cosa: per tutta questa tua buffonata, perché come simbolo hai scelto la pannocchia?
Per riabilitarne l’immagine. E perché è una cosa che, se butti in padella, poi scoppia e si può mangiare. Ed ecco cosa vorrei farci, coi privilegi: farli scoppiare, e poi mangiarmeli davanti a una serie tv.
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