On air: Regina Spektor, Us
Io, in un laboratorio informatico di Pisa, stavo leggendo Introduzione alla probabilità, non capendoci niente.
Emilio Frassini, sempre a Pisa, in Borgo Stretto, stava inzuppando una macina in una tazza di thè caldo. Non era andato a lavoro per una leggera influenza, e in quel momento si stava godendo il piacere di essere malato.
Alice Solfrizzi, quindicenne di Siena, osservava i suoi ricordi dal finestrino del treno in movimento. Era la prima volta che marinava la scuola, ma ora che l’aveva fatto non ci trovava niente di così emozionante.
Francesco Del Vecchio osservava la sua Marina Di Campo completamente distrutta. Con la casa allagata e la macchina messa fuori uso dal corso d’acqua che pochi giorni prima aveva travolto la zona, pensava di essere fortunato ad essere sano. Si asciugava le lacrime, appena prima di riprendere la pala e continuare a pulire.
Annarita Martini, 63 anni di Caserta, aveva appena vinto la terza partita di Briscola contro suo nipote Federico, e stava pensando che adesso lo avrebbe fatto vincere.
Maria Chiara Giordano rileggeva i messaggi di Michele e piangeva.
Donato Bachini, 45 anni di Torino, ascoltava il suo dottore dirgli che no, quello che si evinceva (o una parola simile che Donato non capiva) dalle lastre non era affatto grave e che no, non era necessaria un’operazione, e che certo, se voleva poteva chiamare la moglie per tranquillizzarla.
Il professor Rugani spiegava in una scuola nel comune di Varese che per due punti passa una e una sola retta e che per un punto passano infinite rette; e Filippo Grimaldi scarabocchiava sul quaderno il suo nome, pensando che i punti da soli hanno infinite possibilità mentre quando sono in due devono seguire un’unica strada, e poi sorrideva perché si era accorto che stava pensando una cazzata.
Giovanni Astolfi si trovava all’anagrafe di Vicenza e firmava gli ultimi documenti. Di lì a poco suo figlio avrebbe ufficialmente assunto il nome con cui tutti lo avrebbero chiamato per tutta la vita: Felice, Felice Astolfi.
Giada Davini teneva per la mano Michela e le confessava che avrebbe tanto voluto un figlio, che lo avrebbe voluto biondo e con le lentiggini, ma che lo avrebbe amato anche se fosse stato moro o di qualsiasi altro colore di capelli, e sentiva le dita di Michela che si stringevano alle sue.
Amedeo Vannucchi, 23 anni di Messina, riponeva il telefono e tornava dentro le coperte dove i suoi sogni potevano finalmente riprendere.
Bellissimo post.Noi, alle 11 e 11 dell'11/11/11ci siamo fatti una foto.
Io stavo sistemando una storia che racconta di sue streghe che, nonostante ne siano ignare, seguono fedelmente le trame che il destino ha deciso per loro.
io stavo facendo lezione di matematica. equazioni di primo grado! cazzo ma come fanno a non capire neanche quelle! DEMENTI!!!!! …… giulia da firenze =)
io avevo finito da più di un'ora il mio orale per il dottorato e aspettavo vivino alla mia collega che invece doveva ancora passare dalla commissione…
Bello. Bello. BELLO.
Mi piace tanto.