“E che c’è da fare? C’è da andare avanti, c’è da sopravvivere”
“Per forza” – silenzio, poi aggiunge –
“Ma all’inizio non è che se ne abbia così tanta voglia, di sopravvivere”
Il tuo aereo precipita, oppure la tua nave subisce un naufragio. E ti ritrovi su un’isola deserta, con niente. E ti devi procurare il cibo, l’acqua, un riparo. Ti devi difendere dalle belve feroci. Devi socializzare con qualcuno, quindi ti metti a parlare con una noce di cocco a cui avrai opportunamente disegnato gli occhi e la bocca.
Il tòpos dell’isola deserta lo odio. Per carità: molto pratico per ambientare romanzi e film d’avventura, ma un po’ troppo inflazionato. Come se fosse necessario un naufragio per dimostrare le tue capacità di sopravvivere.
Ci sono cose molto più difficili.
E parlo con la poca esperienza di un ventiduenne che sicuramente non è naufragato su un’isola deserta, né ha vissuto i peggiori traumi che la vita può gentilmente offrire.
Eppure ho la certezza che una mente debole e sensibile possa arrecare molto più dolore che le intemperie con cui deve confrontarsi un naufrago. Chi ha una mente debole e sensibile arriva a sperarlo, un naufragio. Dolore fisico, datemi del dolore fisico. Voglio un naufragio, o un masso di una tonnellata che mi precipiti addosso, o incontrare una ghenga di teppisti con delle mazze da baseball. Perché il dolore fisico è… fisico. E siamo inclini a pensare che prima o poi passerà, e che ci sono le medicine; e comunque la causa di un dolore fisico è fisica.
La sofferenza che ti viene da dentro non è localizzabile in qualche punto del corpo. Non esce sangue da tamponare. Non c’è una ferita a cui mettere i punti. È solo che è dentro, e basta.
La sofferenza che ti viene da dentro non è curabile con delle medicine. Non c’è una terapia. Puoi consultare tutti gli psi-cologi/-chiatri/-coterapeuti che ti pare, ma la cura è la più difficile che esista: te stesso. La cura non può venire dall’esterno. È invece questione di convinzione, di un po’ di fortuna e soprattutto di forza. E la forza non la vendono in pillole.
Non esiste lo sciroppo dello stare bene.
Non esiste lo sciroppo dello stare bene.
Non esiste lo sciroppo dello stare bene.
E lo posso scrivere tre volte essendone sicuro, perché io l’ho cercato questo sciroppo, e in varie forme. Magari potevo avere l’illusione di stare meglio per qualche ora, ma invece non era nemmeno una tregua. Non ci sono tregue, se non ti vuoi bene. In questo mondo sei da solo, e la prima cosa che devi imparare è badare a te stesso. Sopravvivere. Non è prevista ricompensa, solo la punizione in caso di fallimento. Non sono previsti aiuti esterni.
Solo tu, e le tue unghie.
I’ve got all my life to live
I’ve got all my love to give
And I’ll survive
I will survive.
Non sei solo, hai te stesso.Il tuo più grande amico, il tuo più grande alleato: hai te stesso.Non tradirlo, non scordarti di lui.
… e la voglia, grande, perennemente presente, di voler essere felice. Sì, è esattamente così. Precisamente.
Ma tu sei già a buon punto se sai che l'unica medicina sei tu. E basta.Penso sia la parte più difficile, accorgersi che non sono gli altri, non è il fumo/alcool/nutella, non è il tempo. Sei tu.E te lo dice una ventiduenne che non è mai naufragata, ma ha imparato ad affidarsi a se stessa. 🙂
It took all the strenght I had not to fall apart and trying hard to mend the pieces of my broken heart.