Venerdì 13 // Look at me
/6 Commenti/in Venerdì 13/da Alessandro BianchiPurtroppo devo confermare che ho lasciato le Spice Girls perché c’erano troppe differenze tra di noi. Sono sicura che il gruppo continuerà ad avere successo e auguro loro tutto il meglio
mentre in realtà sta pensando:
Quelle quattro puttBIIIP me la pagheranno cara. Senza di me non sono una seBIIIP. Spero di trovare quella zocBIIIP di Victoria a battere insieme ai viados e alle Melanie, che poi è un nome di meBIIIP e noi nel gruppo ne avevamo due, mica una sola. E dell’altra figliola lobotomizzata non me ne importa un emerito caBIIIP, ricoveratela
Comunque sia, l’abbandono di Geri è una pagina importante di quel periodo del mondo spettacolo. Le azioni della casa discografica EMI crollano, la notizia fa il giro del mondo. Le Spice superstiti sono costrette a riorganizzarsi in altri modi, cercano eventuali sostitute di Ginger ottenendo solo picche.
Nel frattempo, anche Geri si sta preparando. Un anno dopo, nel maggio 1999 esce il suo primo singolo da solista, Look at me. Nel video si vede un carro funebre che trasporta la bara di Ginger, come a sottolineare la separazione definitiva dalle Spice Girls. Ginger è morta, Geri è appena tornata.
you can take it all because this face is free
maybe next time use your eyes and look at me
I’m a drama queen if that’s your thing baby
I can even do reality
La prostituta e i miei pensieri
/18 Commenti/in Cose che mi succedono/da Alessandro BianchiDel mio pregiudizio sui calciatori
/42 Commenti/in Cose che penso/da Alessandro BianchiLa sfiga è furba
/17 Commenti/in Cose che mi succedono/da Alessandro Bianchi1) Devo fare una relazione per il mio corso di Audio Digitale. Ora, si dà il caso che in biblioteca non ho trovato molte informazioni, e anche su internet si trovano documenti o troppo generici o troppo tecnici
La Trilogia del Giallo – epilogo
/27 Commenti/in Cose che mi succedono/da Alessandro BianchiVenerdì 13 // Rehab
/6 Commenti/in Venerdì 13/da Alessandro Bianchi« Ho chiesto a mio padre se pensava che ne avessi bisogno. Ha detto “No, ma dovresti provarci”. Quindi l’ho fatto, solo per 15 minuti. Ho detto “ciao” e ho spiegato che bevo perché sono innamorata e ho rovinato la mia relazione. Poi sono uscita »
La Trilogia del Giallo – capitolo 3
/24 Commenti/in Cose che mi succedono/da Alessandro BianchiSette a Will Smith che però è un Uomo in Nero,
Nove a Lady Gaga a cui vestirsi strana non duole,
Uno per Tredici, che sono io, per davvero!
Nella Terra di Bologna, perché il Pride lo vuole.
Un Giallo per domarli, un Giallo per trovarli,
Un Giallo per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Bologna, perché il Pride li vuole.
e qui il capitolo 2
e qui il capitolo 2 e mezzo
e qui il capitolo 2 e qualcosa quasi 3 vi giuro )
Ebbene, i vostri punti interrogativi stanno per ottenere delle risposte. Non tutte, probabilmente, ma lo dico solo perché a me piacciono i finali aperti – tranne quello di Donnie Darko, che è totalmente incomprensibile ed è aperto solo perché l’autore non sapeva come farlo finire.
Comunque, vi ricordate? Il nostro eroe Tredici aveva conquistato i sacri pantaloncini gialli e la sacra maglietta gialla. Mancava solo un accessorio per completare la triade gialla: i calzari. La sfida più difficile, in realtà, e proprio per questo tutti volevano dare la loro opinione: parenti, amici, conoscenti, e anche persone mai viste prima. Ieri mi ha telefonato un tipo che con accento pugliese mi informa che al mercato di Barletta vendono delle Converse tarocche gialle a poco prezzo. Lunedì la cuoca della mensa mi chiede se voglio il formaggio sulla pasta e se porto il 39. “Perché mio nipote te le può prestare!”. Interviene anche la tizia in fila dietro di me, aggiungendo che se avessi voluto avrebbe volentieri spiumato il suo pappagallo Gigione per fornirmi il materiale per tessermi le scarpe da solo.
La mia idea era molto meno aggressiva: comprare delle scarpe bianche alla Stefan (5,80 euro, praticamente regalate) e usare la Coloreria Italiana. Ma mia madre si oppone, perché dice che la lavatrice non sarebbe stata più la stessa. Mamma, è una lavatrice, mica una deportata ebrea. Ma la cara donna non voleva sentire storie.
Stavo già rivalutando l’ipotesi Gigione, quando quel genio incompreso di mia sorella se ne esce con la parola “spray”. Ora dovrei fare una parentesi per enucleare tutti i pregi di mia sorella, ma penso che la salterò, sarebbe troppo breve e inutile e soprattutto non vedo l’ora di sentire mamma a cena brontolarmi che non devi offendere tua sorella sul blog che lo leggono tutti.
E così il nostro eroe si trova a possedere tutte e tre le reliquie gialle: i pantaloncini, la t shirt, le scarpe. Adesso non c’è più niente da fare: Tredici è pronto.