Lezioni di grammatica italiana

( le congiunzioni )

On air: Mika, Rain

Carissimi bambini, oggi la maestra vi spiega le congiunzioni. Le congiunzioni sono paroline molto molto importanti, perché a seconda di quale usate una frase può assumere connotazioni davvero frizzanti. Ad esempio, provate a trovare le differenze tra le tre seguenti frasi:
sono guarito *E* oggi piove
sono guarito *MA* oggi piove
sono guarito *PERTANTO* oggi piove
E ora, bambini cari, ditemi: secondo voi, qual è quella corretta?

Friday Night Fever

– Thank God It’s Friday –
On air: The Cure, Friday I’m in love
Buonasera. Vi informo che sta per iniziare il primo weekend di sole, che io ho la febbre e che non la sto prendendo con filosofia. O meglio, se c’è una filosofia che esprime il mio modo di prendere la febbre potrebbe essere quella degli Angry Young Men che lo so che non erano filosofi ma è per dire dio santissimo che mi fate incazzare pure voi?!
Il fatto è che non sono abituato a stare con le mani in mano. O meglio, magari posso passare le giornate a gingillarmi (significa cazzeggiare), ma devo aver programmato di farlo, e in che modo. Pertanto, dopo aver visto il valore segnato dal mio termometro ho visto bene di esprimere il mio disappunto al mondo (significa smoccolare).

Okay, il fatto che abbia fotografato il termometro con
Instagram è indice che la malattia ha colpito pure il cervello

E poi mi è venuta un’idea. La febbre, soprattutto se autentica, può essere un ottimo modo per essere franco. No, non Franco. Franco, con la minuscola (sì, ora è maiuscolo perché viene dopo il punto). Franco, aggettivo. Nel senso di schietto. Che poi io sono abbastanza sincero anche normalmente, ma ci sono cose che anche la persona più schietta evita di dire. E la malattia è un’ottima giustificazione per le cose sincere che di solito si evitano di dire.

Ciao amica mia! Ma tu hai mai pensato a Tizio? Beh sai, io ti ci vedrei bene insieme, sareste proprio una bella coppia, secondo me lui ti vorrebbe molto bene e mi è giunta voce che… Come? Sì, devo essere impazzito. Ma sai, è la febbre. Beh, pensaci lo stesso!
Ehilà mamma! Come come? Ah, dici che mangiare tutto il barattolo di Nutella in un colpo solo non fa benino eh? Nemmeno se dopo ci bevo su un Negroni? Ah. Sto delirando, sì.
Tu, puzzi. Ahahahah che burlona quest’influenza eh?

Mi manchi. Ops, scusa. È la febbre.

Cose da non fare

– per una vita più semplice –
On air: Subsonica, Tutti i miei sbagli

1. In aula pc, estrarre dallo zaino la banana che ti sei portato per merenda. Le facce sconvolte dei tuoi colleghi ti faranno capire che vivi in una società che non è ancora pronta per le banane.

2. Indossare una maglia pesante in un vero giorno di Primavera. Perché dopo hai caldo. Anche se nelle ultime due settimane ti sembrava di essere a Dicembre. E la tua suoneria del cellulare è stata Jingle Bells.
3. Dare il tuo numero alla tizia dell’erboristeria che ti vuole fare la tessera sconti. A meno che tu non voglia ricevere ogni Giovedì una pubblicità dell’acqua di more e un invito a “passeggiare con noi tra aromi muschiati e freschi boschi d’estate”.

Maschi VS Femmine, secondo me

È giunto il momento che metta a disposizione del mondo tutto il sapere che in questi ventritre anni di vita ho accumulato. E mi riferisco al sapere più inutile di questo mondo: la conoscenza della razza umana – che appunto è la più inutile di questo mondo.
Vorrei cominciare con una cosa abbastanza semplice. La differenza tra maschi e femmine. In realtà tratterò l’argomento in maniera molto approssimativa. Il mio intento è dare una spiegazione di carattere generale della questione, servendomi di stereotipi preconfezionati che l’America ha consolidato grazie a Beverly Hills 90210 e Lizzie McGuire che sembrano telefilm spensierati ma che in realtà sono potenti mezzi di lavaggio del cervello.

(Ma la cosa importante su cui riflettere è che esistono tante eccezioni agli stereotipi, in tutti i campi, e per fortuna)

Dunque, dicevamo della differenza tra maschi e femmine. Bene. Se permettete vorrei servirmi di una perla della cinematografia. Uno dei musical più famosi del mondo che è particolarmente esemplificativo.

Summer nights, da Grease


Gli amori estivi mi hanno fatto esplodere!
Gli amori estivi sono avvenuti così velocemente!

[ Sì, vabbè, questo è irrilevante.
Proseguiamo ]

 
Ho incontrato una ragazza pazza di me
Ho incontrato un ragazzo davvero molto carino

[ Nel secondo pezzettino capiamo già subito tutto.
I ragazzi si pavoneggiano, si vantano, si gonfiano.
Le ragazze mitizzano, esaltano, idealizzano.
Potremmo già fermarci qui, ma proseguiamo con l’ascolto,
perché ormai ho colorato di blu e rosa tutta la canzone ]

I giorni d’estate svaniscono lentamente
ma oh, quelle notti d’estate!!!

dimmi di più, dimmi di più
Sei arrivato molto lontano?
dimmi di più, dimmi di più
come ad esempio: ha una macchina?

[ Ecco fatto. Da questi versi corali possiamo facilmente arguire
una certa natura venale insita nelle ragazze e la classica tendenza
dei ragazzi a credersi tanto fighi quanto più sono andati in profondità
nella vagina di lei. Una curiosa proporzionalità, direi ]


Lei era in piedi vicino a me,
le é venuto un crampo
lui é venuto da me, avevo i vestiti bagnati
le ho salvato la vita, stava per affogare
Si é messo in mostra, nuotando qua e la

 [ Non si fa fatica a capire che il ragazzo esagera uno zinzino
cercando di passare da campione quando, a detta di lei, stava solo
cercando di attirare la sua attenzione. Comportamento che 
lei, andando contro ad ogni logica, sembra apprezzare ] 

 
Sole estivo, qualcosa é iniziato
ma oh, quelle notti d’estate!!!

Dimmi di più, dimmi di più
Fu amore a prima vista?
Dimmi di più, dimmi di più
Ha provocato litigi vari?

[ Mi sfugge il motivo per il quale lui dovrebbe esaltarsi
se lei avesse “provocato litigi vari” (traduzione trovata sul web,
abbiate pazienza), comunque è chiaro di come le bimbe
desiderino cose assurde e totalmente impossibili come
l’amore a prima vista o altre romanticherie tipiche degli Harmony ]


L’ho portata a giocare a bowling
Siamo andati a passeggiare,
abbiamo bevuto una limonata
Abbiamo limonato sotto il molo
Siamo rimasti alzati fino alle 10

[ Simpatico ed ambiguo uso dei termini limonare / limonata.
Metodo utilizzato anche recentemente da Berlusconi
coi termini burlesque / prostituzione, a dimostrazione del fatto
che Grease è un musical che ha fatto la storia ]

 
Gli amori estivi non significano nulla
ma oh, quelle notti d’estate!!!

dimmi di più, dimmi di più
mica l’hai messa incinta?!

[ Impossibile. John Travolta usa i preservativi.
In pelle ]

 
Dimmi di più, dimmi di più
perché lui ci sembra molto noioso!

È stato gentile, stringendo la mia mano
È stata gentile, in riva al mare
Era dolce, aveva appena compiuto 18 anni
Beh, è stata brava, sai cosa intendo?

[ Ancora una volta vediamo come i bimbi si vantino
delle proprie esperienze, facendo riferimento
a… ehm… argomenti… materiali. Invece le ragazze
si crogiolano nelle loro illusioni romantiche.
Roba da prendere a testate il muro ]

 
Calore estivo, ragazzo e ragazza si incontrano
ma oh, quelle notti d’estate!!!

dimmi di più, dimmi di più
Quanti soldi ha speso?
Dimmi di più, dimmi di più
può presentarmi un amica?

[ Arguiamo come per le ragazze valga il ragionamento
“più ha speso più è fantastico”. Arguiamo come i ragazzi non
ragionino e si preoccupino subito se c’è un’amica per loro ]


é arrivato il freddo, ecco com’é finita
così le ho detto che potevamo restare amici
poi ci siamo giurati vero amore
Mi chiedo cosa stia facendo lei ora

 
I sogni d’estate strappati sulla cucitura

[ ? ]

ma oh, quelle notti d’estate…

Ed eccoci in fondo alla canzone. Finalmente entrambi dicono ciò che pensano realmente. E badate bene: lo fanno quando sono lontani dai loro amichetti canterini. Potrebbe essere perché l’essere umano tende a tenere per sé i propri pensieri più intimi. Ma più probabilmente è perché certi acuti è meglio se non li sente nessuno.

L’emicrania domenicale

On air: Kelly Clarkson, What doesn’t kill you 
Buongiorno a tutti. Sappiate che ho il mal di testa, e pertanto non mi curerò molto della punteggiatura di questo post. Sì, perché questo mal di testa mi colpisce proprio nella zona del cervello dedicata ai segni di interpunzione. E vi garantisco che è quella dei segni di interpunzione è una zona molto grande del mio cervello. Credo che tolga spazio a funzioni motorie. Il che spiegherebbe come mai sono bravo con le virgole ma non so toccarmi la punta del naso con la lingua.
Quant’è odioso il mal di testa? 
( oh, guardate, il punto interrogativo sono riuscito a metterlo! 
Uh, anche quello esclamativo! 
Uh, un’altra volta. Dio, sono un mostro ) 
Ma non parlo di un mal di testa in generale. Parlo di quello della domenica. L’emicrania domenicale. All’inizio pensavo che fosse una cosa dovuta al fatto che il sabato sera sono solito bere un goccetto (termine tattico per non far preoccupare papà, nel caso dovesse leggere il blog). Poi però ho notato che mi sente la testa anche dopo una sera in cui non tocco alcool  – perché sì, è capitato, giuro. Quindi forse è il mio corpo che capisce che è arrivata la domenica e mi fa stare male automaticamente. La domenica c’ho l’emicrania impostata a valore di default.
Eppure stamani è diverso. Mi sono svegliato col cervello che pulsava, e la più minima presenza luminosa mi faceva soffrire (la mattina la luce mi fa star male. Sono un po’ come un vampiro, ma senza tutto quel noiosissimo marketing). Guardandomi allo specchio mi sono visto squisiti foruncoli totalmente nuovi, e un volto inquietante che è la rappresentazione della morte.
Però c’era anche un’altra sensazione. Quella della nera del ghetto che schiocca le dita, per intenderci, o della Aguilera che canta Fighter. Quella di chi si sente di avere le contropalle, quella di chi si è preso le sue rivincite, quella di chi si sente di essere cresciuto, almeno un pochino. 
Sono ROCK, e volevo dichiararlo al mondo scrivendolo sul blog. Prima però ho affondato i denti in un muffin e ho bevuto il caffè. Per farmi passare il mal di testa, sapete. È passato.

Seconda critica della ragion telefonica

On air: Carly Rae Jepsen, Call me maybe

Oggi pomeriggio. Laboratorio uno. Sono lì che studio qualcosa come l’entropia di una sorgente o altre cose altrettanto inutili per il mio futuro, quando compare nell’aula la mia amica Hind. Tutta sorridente, mi fa: “Ale, ho letto il tuo post, e volevo dirti che dovresti usare Viber!”. Chiaramente capisco male la parola, e inizio a smanaccare imbarazzatissimo: eheheh Hind che dici eheheh scherza nondicesulserio.
Poi lei mi spiega che Viber non è un oggetto in lattice dalla forma dildoide usato per trarre piacere fisico, bensì una pratica applicazione che consente di chiamare e messaggiare gratuitamente, e senza bisogno di creare un account.
Ho subito scaricato Viber. L’iconcina è carina: è viola. E non sembra nemmeno difficilissimo. Il fatto è che, pur essendo disponibile per Symbian, Android e iOS, non sono molti i miei contatti che l’hanno installato (non tanti quanti WhatsApp, per esempio). Ma gli voglio dare fiducia: il viola è il mio colore preferito.

Critica della ragion telefonica

On air: Mina, Se telefonando

Mi sembra abbastanza inutile dover spiegare cosa sia Skype. Probabilmente è il software di videotelefonia più famoso del mondo, anche se altrettanto probabilmente non è il migliore del genere. Sono venuto a sapere dell’esistenza di Skype tramite uno spettacolo di Beppe Grillo, che qualche anno fa non era ancora così estremista come adesso e, lo ammetto, era uno dei miei miti.
Mi ricordo che mio padre non mi voleva far installare Skype sul computer solo perché era stato nominato da Beppe Grillo – che a quel tempo lui odiava dal profondo dell’anima – e diceva che la polizia teneva sotto controllo chi scaricava quel programma.
Sono cresciuto e ho avuto il mio pc e ho potuto scaricare Skype e farmi pure l’account. Okay, lo confesso: non lo uso spesso. Ma può sempre tornare comodo quando si ha voglia di vedere l’altra persona in viso. Che poi tutto dipende dalla qualità della webcam: quando l’altro ne ha una scrausa, quello che vedi è un ammasso informe di pixel colorati che si muovono in qua e là e fanno assomigliare il tuo interlocutore ad un muppet pestato a sangue.
Comunque, c’è un altro problema che ultimamente mi è capitato di riscontrare. Quando la rete è troppo trafficata e la banda non regge, la connessione si blocca in continuazione. Qualche giorno fa, il mio amico M. tentava di chiacchierare con me via Skype. Doveva aggiornarmi su questioni importantissime quali la comodità di cucinare il riso basmati, ma tutte le volte la conversazione era una cosa del genere:
“Ciao!”
“Ciao!”
“Mi senti adesso?”
“Sì, per ora sì!”
“Okay, allora ti dicevo…”

*BLUP*
Blup è il suonino che Skype ti fa per dirti che è saltata la connessione. Abbiamo riprovato cinque o sei volte a iniziare la telefonata, ma non c’era verso di parlare più di dieci secondi. Alla fine mi arriva un messaggio. Era M. Aveva attivato le chiamate gratis sul cellulare.

Famoso detto latino

Va bene, va bene, 
faccio le foto nei bagni, 
E ALLORA?!

[ Polo Fibonacci,
bagno accanto all’aula C ]

Critica della ragion musica(le)

Siccome nell’ultimo post avevo parlato di un celebre social network che ha già spopolato nel mondo hipster e adesso sta prendendo piede anche nel mondo dei comuni sfigati, voglio fare un breve commento sul corrispettivo musicale. Shazam.
Shazam è un’applicazione molto utile che ascolta una canzone e ti dice il titolo e l’autore.
Capirete che è una genialata. Cioè: voi avete la radio accesa, o siete in un locale, e danno la-canzone -che-avete-sempre-voluto-nel-vostro-lettore-ma-di-cui-non-avete-mai-saputo-il-titolo. Quante volte vi è successo che avete chiesto ai vostri amici “Oh Ermenegilda, quale è il titolo di codesta canzone?” e quante volte vi è successo che vi hanno risposto “Oh Astolfo, mi duole dirlo ma non mi sovviene”. Ebbene, attivando questa applicazione partirà subito l’analisi delle frequenze (o quel che è) e il confronto con il database, e in pochi secondi vi sarà restituito il titolo della canzone.
Parentesi: Shazam non è l’unico software in grado di fare ciò. Ne esistono diversi altri. La differenza è che Shazam è mooolto famoso e figo e non può mancare nella libreria delle applicazioni di un indie inesperto che non conosce a memoria la discografia degli Arctic Monkeys.
Per esempio, ero in seconda liceo. La mia amica Giuli mi aveva fatto un disco che aveva simpaticamente chiamato Misto Rock, e non aveva messo i titoli delle canzoni. Per non far vedere a Giuli che sono un ignorante in musica, non le avevo mai chiesto qual era la canzone che mi piaceva tanto e di cui volevo tanto sapere il titolo. Una settimana fa, cioè otto anni dopo, ho finalmente risolto il mio dubbio: Shazam mi ha detto che si tratta di questa qua: link-a-youtube.
Ora, ci sono due problemi principali che riguardano Shazam. Il minore dei due è il fatto che se ci sono delle interferenze il programma ha qualche problema a identificare la canzone. Se state cercando il titolo della nuova canzone di Vasco Rossi e il vostro migliore amico rutta – forse stimolato dalla melodia – il software potrebbe non farcela a rispondere. Cosa che, nel caso di Vasco Rossi, potrebbe essere un bene.
Il secondo problema – di vitale importanza, direi – è che se siete in macchina e alla radio danno la canzone di cui avete sempre voluto sapere il titolo, prima di trovare il cellulare, attivare la connessione a Internet e far partire Shazam, voi siete già spiacciucati contro un palo.

Critica della ragion fotografica

On air: I cani, Hipsteria

La mia amica Laura studia Fotografia all’Accademia. Ora, va bene che io sono di parte, ma dovete credermi se vi dico che Laura è una fotografa coi controcoglioni. Anzi, con le controovaie – non capisco perché si debba usare un attributo maschile per denotare la determinazione femminile, soprattutto considerando il fatto che viviamo in una società dove sono sempre più le donne a dimostrare la grinta. Ho deciso, da oggi parlerò di controovaie anche quando si tratta di uomini.

Dicevo, prima di quest inutile parentesi non richiesta sulle pari opportunità, che la mia amica Laura è davvero brava. Nel senso che non ha bisogno di una macchina con risoluzione galattica per fare belle foto. Poi è chiaro che ce l’ha, con tutti i relativi strumentini tattici, però vi assicuro che anche con la fotocamera più misera ti fa degli scatti che hanno un senso. È una di quelle fotografe che pensa prima di scattare. Ragiona sulla luce, sull’inquadratura, e sicuramente su un milione di altri parametri di cui io potrei tranquillamente ignorare l’esistenza.
Ma c’è qualcosa che mina alla diffusione di questo modo di agire. Instagram.
Instagram in effetti scoraggia il pensiero che dovrebbe precedere lo scatto. È un social network che permette di modificare le foto mediante effettini già pronti. Nessuno si preoccupa del soggetto, o dell’inquadratura. Le foto vengono quasi per forza bene, col risultato che tutti si sentono fotografi. La realtà è che persino io che vomito sangue nel cesso di un autogrill verrei bene in una foto quadratina con la cornicina bianca e l’effettino vintage. E quindi tutti fotografano tutto. E tutti si sentono immensamente fighi. 
Ieri ho detto basta. 
Ho scaricato Instagram. Anche io voglio credere di avere una vita interessante. Voglio guardarmi filtrato dall’effetto vintage e pensare di essere incredibilmente figo. Voglio fotografare le forbicine con cui mi taglio le unghie, e fotografare anche le unghie tagliate, e farle vedere a tutti per dimostrare quanto siano poetiche le mie unghie in bianco e nero.
Sì, da ieri sono un instagramers o come cavolo si dice e avete quasi finito di leggere il mio post molto paraculo. Sì, lo ammetto: sotto questa epidermide di fintoradicalchic/nerdfallito/emulatoredihipster si nasconde uno come tutti voi. Uno che usa Instagram. E che adesso ha una voglia tremenda di chiamare Laura per farsi fotografare mentre vomita sangue nel cesso di un autogrill!