Passione post studio

On air: Regina Spektor, Fidelity
Torno a casa dopo un’intensa giornata di studio della quale tralascio tutti i dettagli. 
Non credo che vi importi qualcosa di un DNS. Finché non vorrete creare un sito e verrete a scoprire che itrucchidinonnavanna.com è un dominio già registrato. Allora vi importerà sapere cos’è un DNS, ma fino a quel momento no.

Ora che ci penso, anche allora potrebbe non importarvi.
Per inciso, itrucchidinonnavanna.com non esiste, e potete tranquillamente registrarlo, anche se per essere coerenti dovreste quantomeno avere una nonna di nome Vanna, oppure essere appassionati di porno senile.
Prima che pensiate che sono gerontofilo (“No Ale, pensiamo che tu sia scemo“, posso già sentirvi, piccoli merdosetti) vado avanti. Dicevo che torno a casa dopo questa intensa giornata di studio della quale non parlo ma vi ho già detto che ho studiato il DNS di cui non vi frega niente. Apro la porta. La prima, perché poi c’è quella della cucina, quindi apro anche quella. 
E la cosa che mi colpisce non è mia sorella che fa trigonometria insieme ad altre tre marmocchie.
Bensì un qualcosa che sta sul ripiano di marmo accanto al frigorifero. Uno strumento demoniaco. L’inferno fatto materia. Una trasposizione culinaria del mitologico vaso che racchiudeva tutti i mali. L’incarnazione di tutte le più primitive e animalesche pulsioni umane.
No, Silvio, non è il Viagra.
È la lussuria fatta zucchero, è la gola fatta pasta, è la gioia e la felicità e tutto quel che di bello esiste fatti cibo: è il pandoro.
In una frazione di secondo la mia mano era già scivolata dentro il cassetto ad arraffare il primo coltello disponibile, e stavo già per abbassarlo sull’oggetto del mio desiderio, potevo sentire la lama affondare nella pasta morbida e profumata e deliziosa, e già ambivo a soddisfare le mie voglie dopo un’intensa giornata di studio della quale ormai sapete tutto e non sto a ripetermi proprio ora, che finalmente arraffo la fetta che con passione ho tagliato, e già la bocca mi si apre e le fauci pregustano il sapore quando, all’improvviso, un atroce pensiero fa capolino nella mia mente:
“Oh no ma è Natale”
E poi continuo a mangiare.

Opinioni

Qualche settimana fa,
sulla porta dell’aula A.

Dai, vedrai che ti va bene

On air:  Robyn, Don’t fucking tell me what to do
Ora, io non sono scaramantico. Ho smesso. (questa è una battuta, ridete) (Anche questa tra parentesi era una battuta, rid… Ah, ma che ve lo dico a fare)
Dicevo, io non sono scaramantico, però prima di un esame c’è sempre stata una congiura organizzata dai miei famigliari per farmi innervosire. Stavolta è stato il turno di mia nonna che ha osato interrompere la mia merendina di oggi pomeriggio arrivando a dire (udite udite):
“Dai, vedrai che ti va bene”.
Ora, al di là del fatto che io non avevo manifestato all’esterno alcuna mia potenziale preoccupazione interiore che giustificasse un’uscita in proposito, la frase Dai, vedrai che ti va bene un po’ mi irrita. E non solo per quanto riguarda gli esami. Ma poi nemmeno fosse una novità! È da prima della mia nascita che non voglio che mi si dica. Quando mia madre doveva fare un’ecografia, se qualcuno diceva Dai, vedrai che ti va bene, scalciavo. Giusto per mettere pressione. Sì, ero palloso anche in pancia.
Ma non è complicato: le cose che dovete evitare di dire sono Dai, vedrai che ti va bene prima di qualcosa che può – anche solo in maniera remota – andare male, e la domanda Come va?/come stai? quando sono triste. Come fare a capire se sono triste, mi dite voi. Beh, se siete indecisi non chiedete. Oppure preparatevi a sorbirvi un pappardellone di mezzora sul mio stato d’animo. Sarà terribile, sarà noioso e sarà ciò che la prossima volta vi farà ricordare di non chiedermi come sto.
P.S. No, non ho il ciclo! Sono nervoso, no?, è chiaro. E sì, sfogo il mio nervosismo sul blog. Sì, nella maniera più antipatica possibile. Sì, sono antipatico, e allora? Ma vi fate gli affari vostri!?
P.P.S. No, non scriverò qui sopra l’esito dell’esame, in nessun caso.

Robyn, “Be mine!”

L’ultima migliore canzone dei Coldplay non è dei Coldplay

Succede che sono in laboratorio ad ascoltare la musica prima di mettermi a studiare. Ascolto Rihanna ed intanto medito intensamente: ciò è possibile in quanto ascoltare Rihanna e pensare non sono azioni mutuamente esclusive, nel senso che posso compierle entrambe contemporaneamente.
Succede che alla fine enucleo la mia conclusione e la esprimo al mio compagno di banco. Il problema è che ho le cuffie nelle orecchie, quindi parlo un po’ troppo ad alta voce. Ora, il parlare un po’ troppo ad alta voce non sarebbe stato un problema, se solo la frase non fosse stata:
Sì, via, mi dispiace per Gaga che ha meno popolarità, 
ma devo diventare fan di Rihanna su facebook“.
Fortunatamente il laboratorio non è ancora pieno di gente, e quei pochi che mi sentono sono troppo fulminati dall’informatica per degnarmi d’ascolto (almeno spero). Invece il mio compagno di banco trova molto divertente il fatto che abbia espresso una tale considerazione nel silenzio più totale di un luogo pubblico. E con “trova molto divertente” intendo che sta un quarto d’ora a ridere minacciando di rinfacciarmi tale fatto per il resto della mia esistenza. Ergo, prima che lo faccia lui, racconto io questa cosa (così posso far finta di non essere imbarazzato e scherzarci anch’io quando lui lo dirà in giro: “ahahah sì che scemo che sono stato ahahah sìsì sono proprio un cretino!”).
Ora, per dare un po’ di sostanza a questo post completamente idiota, volevo dire che dopo due mesi di aspettative su Mylo Xyloto, l’attesissimo album dei Coldplay, ne sono venuto in possesso. E dopo tre ascolti ho concluso che non potevo rimanerne più deluso. Forse Chris Martin dovrebbe togliersi quel berrettino che porta sempre in testa, cosicché: 1) potrebbe lavarlo, finalmente, e 2) avrebbe modo di far prendere aria al cervello.
Per spezzare una lancia a favore dei Coldplay, invece, voglio dire che proprio stamani ho ascoltato una canzone che hanno arrangiato, e mi è piaciuta un sacco. Peccato che non sia dei Coldplay, ma di Rihanna. Comunque, questa è la loro cover di We found love che mi piace un sacco!

Una parola sull’alluvione di Spezia

Se ne sta parlando poco, e sinceramente me ne sfugge il motivo. Mi viene da pensare che forse se muore qualcuno di famoso allora gli si dà spazio, mentre lo stesso trattamento non è riservato a chi non gode della stessa popolarità.
Mi riferisco all’alluvione che ha colpito i paesi tra Liguria e Toscana negli scorsi giorni. Non vorrei scrivere molto, non mi sembra il caso. Chi mi conosce sa che so cosa significa vedere il fango che ti invade casa e te la spazza via. 
Quindi, per quel poco che vale, io vi penso e spero che vada tutto bene.

No, effettivamente non sentivo per niente l’urgenza di:

1) un nuovo, “attesissimo” (cit.) album di inediti di Tiziano Ferro

2) la dodicesima edizione “col botto” (cit.) del Grande Fratello

3) il compitino “imminente” (cit.) di Calcolodelleprobabilitàestatistica

4) tante prossime occasioni di spendere un mucchio di soldi “che non ho” (cit. portafogli)

5) ammalarmi

On air: Radiohead, Pop is dead

Qualunque cosa pur di non fare esercizi di calcolo combinatorio

On air: Killers, All these things that I’ve done 




Qualunque cosa pur di non fare esercizi di calcolo combinatorio. Che poi quando sono lì che li faccio mi piacciono. Sapete quella sensazione di soddisfazione che avete quando vi riesce matematica? Ecco, è quella che ho anch’io quando faccio questi esercizi. Cioè, non sempre. Spesso. Oddio, diciamo a volte. Qualche volta. Beh, insomma, è capitato. Credo.
Qualunque cosa pur di non fare esercizi di calcolo combinatorio. Però per non sentirmi troppo in colpa ho aperto gli appunti e ho disposto tutti i fogli e i formulari sulla scrivania. Sono un tipo molto pratico, e mi sono detto che adesso scrivo qualche cazzatina sul blog, e poi giro la sedia verso destra e ho già tutto pronto per cominciare a studiare. Un genio. Se poi togliessi anche i biscotti e la spremuta, e spegnessi il cellulare, e il computer, e la musica, magari riuscirei davvero.
Qualunque cosa pur di non fare gli esercizi di calcolo combinatorio. Ma alcune cose sono davvero necessarie. Per dire: quale giorno migliore di questo, e quale orario migliore di questo, per farmi una cultura sull’indie rock? Probabilmente qualsiasi giorno eccetto oggi. Ma mi sentivo molto british oggi, quindi ho attaccato ad ascoltare i Killers. Che sono di Las Vegas. Che non è in Inghilterra.
Qualunque cosa pur di non fare gli esercizi di calcolo combinatorio. Perché oggi è domenica, e la domenica per me è un giorno che uff. Non riesco mai a studiare. Mi dico sempre che di domenica dovrei prendere e andare a fare una girata, perché tanto lo so che non concluderò niente. Invece mi ostino a credermi un tipo determinato, e quindi sto qualche ora a fissare gli appunti. Poi oggi è proprio un giorno particolare e oltre al Sunday Sfaving c’è pure quella malinconia, quella che voi persone felici non potete capire e se la capite non è quella che intendo io, la mia è diversa, ecco.
Qualunque cosa pur di non fare gli esercizi di calcolo combinatorio. Scrivere, per esempio. Perché anche se stai giù scrivere ti fa tornare il sorriso, specie se scrivi cavolatine. Solitamente devo essere nel mood giusto per poter enucleare le mie cavolatine, ma oggi ho provato a costringermi a farlo, e credo di aver fatto bene perché un pochino (pochino, eh) sto meglio. Sì, dai. Sono pronto per un mucchio di esercizi di calcolo combinatorio. Oh, no, cazzo.

“E ce la fo” di Duccio Vernacoli

Solitamente non sono molto campanilista, però questa versione di I will survive è qualcosa di divertente. Non è che c’è qualcuno che ha la canzone completa? In rete non la trovo…

P.S. Se non avete voglia di ascoltarvi tutti i discorsi introduttivi nel link che ho messo, andate direttamente al minuto 1:21, la canzone parte da lì!

Lean on me

Sometimes, in our lives
We all have pain, we all have sorrow
But, if we are wise
We know that there’s always tomorrow

Lean on me, when you’re not strong
And I’ll be your friend, I’ll help you carry on
For, it won’t be long
Til I’m gonna need somebody to lean on

Please swallow your pride
If I have things you need to borrow
For no one can fill
Those of your needs that you won’t let show

You just call on me brother when you need a hand
We all need somebody to lean on
I just might have a problem that you’ll understand
We all need somebody to lean on

Lean on me, when you’re not strong
And I’ll be your friend, I’ll help you carry on
For, it won’t be long
Til I’m gonna need somebody to lean on

You just call on me brother when you need a hand
We all need somebody to lean on
I just might have a problem that you’ll understand
We all need somebody to lean on

If there is a load
You have to bear, that you can’t carry
I’m right up the road
I’ll share your load if you just call me
Call me if you need a friend
Call me … 


It won’t be long
Til I’m gonna need somebody to lean on, lean on, lean on



I’m gonna need somebody to lean on.