Domande, #7


Credo che le risposte rendano saggi
ma le domande rendono umani





“Terrificato” può essere un’espressione adatta
per definire un’emozione gioiosa?
L’oroscopo dice che se ho lavorato tanto
nelle prossime settimane potrei scoprire
di avere delle doti nascoste.
Sarà mica che scoprirò di poter creare
i biscotti dal nulla??? Eh? Eh? Daiii
Ma gli italiani sono davvero così imbecilli
da dare ancora fiducia ai 314 parlamentari
che per la seconda volta hanno dichiarato
che pensano che Ruby è la nipote di Mubarak?
Ma gli italiani hanno un limite oltre il quale
considerano ferita la loro dignità?
Ma gli italiani hanno una dignità?
“If they were not who you were taught that they would be,
would you still believe?”
Perché non capisco tutta questa filosofia
che ruota attorno alle calze?
Perché sono ossessionato dal pensiero che Lunatika andrà male
quando invece è la creazione migliore che abbia mai partorito?
A proposito: come mi vesto domani sera?
Avere bisogno di un abbraccio
è così umiliante?
È così da perdenti?
È così da deboli?
Non volerlo ammettere
è indice di forza
oppure è illusione di forza?
Vasco Rossi
potrebbe darci un taglio?
Dico davvero. Perché è ancora lì?
Per quanto tempo ci si può illudere
di non star illudendo nessuno?
Perché tutte le volte che scrivo queste domande
inizio con le migliori intenzioni di sarcasmo e ironia
e finisco sempre nell’inserire qualche parentesi patetica?

Ansia da pre-spettacolo #2

Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.
Il nove Aprile non esiste.

Aiuto.

Ansia da pre-spettacolo #1

Ho appena parlato con Tiziano che ha cercato di comunicare col criceto che sta dentro il mio cervello. Si sbracciava per farsi intendere, ma non c’è niente da fare perché ultimamente il roditore si trova in stato altamente confusionale. Sbatacchia contro le pareti (ecco perché ho il mal di testa) e non ci vede nemmeno troppo bene. Forse ha bevuto troppo gin, e si sa che il gin fa male ai criceti.
Tiz voleva dirmi che andrà tutto bene. Mh. Intanto vado a fare la ricarica del cellulare, che sono a corto di soldi. 
Esco dalla facoltà, <parolaccia omessa> ho dimenticato gli occhiali da sole a casa! Ma quanta gente c’è il Via San Lorenzo?! Dovrebbero proibire a così tanta gente di esistere.
A te quegli occhiali da sole stanno malissimo. 
Te, non ti si può vedere. 
Ehi, togliti quel sorriso dalla faccia. 
Va bene, oggi hai deciso di non salutarmi, me ne farò una ragione.
Hai mai pensato di farti curare?
I cardigan fucsia dovrebbero essere illegali.
Sembri un cavallo.
Cos’hai da guardare? Vattene.
Non ti puoi prostituire già alle nove di mattina, cara.
Sei grasso.
Hai mai pensato di lavarti?
IL CLACSON FICCATELO NE
Per gli Dei, ma hai davvero quei denti?
Ma oggi cos’è, Halloween?!
Guarda che i capelli non vanno per forza tenuti male, eh.
Signora, perché sta camminando come un pinguino?
Signora, può dire a sua figlia di non latrare?
Persino una Barbie si vergognerebbe di avere quelle scarpe.
Ti ha mai detto nessuno che di mattina non si possono dire stronzate?
Un tabacchi di qua. Un bar di là.
Beh, entro.
“Mi dia un Gin Tonic, per favore. Doppio” 
Il criceto ha sete.

Blow, di Ke-simbolodeldollaro-ha

Carissimi amici. Mi trovo ad avere un’oretta di tempo e quale modo migliore di impiegarla se non commentando l’ultimo video della popstar del momento? Beh, ci sarebbero infinite altre possibilità, ma naturalmente io scelgo la peggiore: Blow, di Ke$ha.
Vorrei evitare di parlare del livello musicale: sicuramente ci saranno gli espertoni dell’elettropop che avranno trovato decine di migliaia di somiglianze con questa o quest’altra canzone. Invece, vorrei concentrarmi sul video.

Bene. Il video inizia con la rassicurazione che nessun animale mitologico è stato ferito durante la sua realizzazione (del video, dico). Il che è una vera furbata, visto che gli animalisti attaccano chiunque – quando Obama scacciò una mosca durante un’intervista si scatenò il finimondo, ricordate?
Bene, parte il video vero e proprio.
Il primo frame riguarda un bicchiere che viene riempito di Champagne. STRANOOOOO! Per una cantante che ha incentrato metà del suo album su alcool e sballo, ciò è sorprendente. La cosa interessante è che comunque non si tratta del solito bicchiere tozzo e ripieno di vodka, ma di simil-Champagne. “Champagne”: una parola che Ke$ha non sa nemmeno pronunciare (al massimo riesce a starnazzare qualcosa come Cha – a – a – a – mpa – a – gne).
Una sequenza iniziale senza musica introduce il contesto. C’è la cantante che spiega a due unicorni in smocking come è stata eletta al parlamento dell’Uzbekistan. Da noi bisogna frequentare le ville del Premier, mentre in Uzbekistan bisogna evidentemente minacciare gli orsi. Lascio a ognuno di voi decidere quale sia la strada moralmente accettabile. 
Poi lei ride e fa “Deeeeenz!”, frame con il chiaro intento di mostrarci quanto Ke$ha è cool e ganza e figa e giusta. La cosa interessante è che finalmente parte la musica, in perfetto stile Ke$hano.
Un unicorno-cameriere porta alla cantante un triangolino di… a me sembra parmigiano. Comunque lei lo mangia, e nel farlo si preoccupa di far vedere quanto sia semplice lo smalto che ha messo sulle unghie (ma è argilla o cosa?!) e quanto non sia per niente volgare il suo anello, che vendono alla Mediaworld in quanto fa anche da lettore dvd.
Una cosa che non ho detto è che il triangolo di formaggio è stato regalato a Ke$ha da Dawson, proprio quello di Dawson’s Creek, che incredibilmente non sta piangendo – come invece ha fatto per reiterate puntate nella serie televisiva.
Qui ci sono alcune scene dove lei canta e ci mostra quanto in realtà abbia bisogno di una doccia – oltre che di una lavanda gastrica, vista la nonchalance con cui si mette a leccare unicorni – e finalmente la trama del filmato prosegue, mostrandoci Dawson che avanza serio (esatto, avete capito bene: ancora non ha pianto). 
Altri piccoli momenti di trash (lui che estrae un pettine dalla tasca di un unicorno, le particolari calzature di lei con le pistole, lei che si slingua un altro unicorno, …) introducono la scena in cui Dawson si toglie la giacca strappandosela direttamente da dosso. Se ti vedesse mia madre non avresti più giorni da vivere. Poi un momento di vera trasgressione: lei si infila la mano nei vestiti e si toglie il reggiseno. La trasgressione sta nel fatto che incredibilmente il reggiseno di Ke$ha non è ricoperto di glitter.
Poi anche Dawson si sfila il reggiseno e qui nessuno si scandalizza molto, ma la cantante storce la testa con la stessa espressione interrogativa che hanno i cani quando non capiscono quello che gli dici. Lui allarga la bocca in quello che dovrebbe essere un sorriso sexy. Mh, sì. 
I due si trovano finalmente faccia a faccia. Lei ringrazia del formaggio (lo chiama snack, impedendomi di capire di cosa si trattasse) e ci rivela finalmente il suo nome: James Van Der qualcosa (il vero cognome è Van Der Beek, ma lei lo storpia in un modo che il mio inglese non riesce a tradurre). Lui la chiama Ke – simbolo del dollaro – ha, rubando la battuta a Glee [ la puntata di Glee su Ke$ha ve la consiglio perché, oltre a essere un’apologia dell’alcool, si vede una tipa che vomita addosso a un’altra, regalando al pubblico uno dei momenti più orrifici della storia della fiction internazionale ].
Shall we dance?
Let’s.
E così comincia una lunga sequenza d’azione in cui non ci colpiscono tanto i proiettili color arcobaleno dei due litiganti, né la tragica morte di milioni di unicorni in smocking (una sottile frecciatina a Lady GaGa, ma non sto a spiegare come mai…). Invece, il pensiero che la Ke avrebbe bisogno di un po’ di cyclette risulta chiaro e inconfutabile.
La sequenza finale mostra la testa di Dawson appesa al muro sopra la targhetta “James Van Der Dead” e degli unicorni – quelli sopravvissuti – che ridono, insieme a una Ke$ha che nel ridere sembra che stia citando una gallina. Invece, molto probabilmente, è la sua risata.
Mi sono divertito a prenderlo in giro, ma tutto sommato è un buon video con l’enorme pregio di prendersi poco sul serio. Una caratteristica che ultimamente vedo sempre meno nelle popstar. L’unico problema è che, alla lunga, tutto quel glitter dà alla testa.

Una commedia lunga un anno

Era l’anno scorso, ed era Maggio. Quasi un anno fa, in pratica. Era un periodo un po’ particolare della mia vita ed era una Gianfranco.
[ Qui c’è bisogno di una parentesi, altrimenti temo che non si capisca bene la frase “era una Gianfranco”. Premetto che dopo questa parentesi potrei passare per psicopatico, ma tutto sommato non credo che ciò influisca molto sull’opinione che taluni hanno di me. Non che la cosa mi piaccia (solo i finti alternativi sono contenti nell’essere appellati come pazzi, e infatti si autodefiniscono così, lo scrivono su facebook, comprano magliette con scritto MAD GIRL o CRAZY BOY, e trovo la cosa molto irritante, ma sto divagando, riportiamoci all’argomento di questo post).
Dicevo: Gianfranco. È il nome che io e altre due persone a me care – che chiamerò con nomi di fantasia, per esempio Tiziano e Federica – diamo a quei momenti in cui ci incontriamo davanti a una birra o un Sexonthebeach e (s)parliamo di:
– “Tiz e il sesso debole mica tanto debole”
– “Fede e il sesso forte mica tanto forte”
– “Ale e le sue vicende nell’altro mondo” ]
Bene. Ora che sapete cos’è Gianfranco (anche internazionalizzato con JeanFrankie, e abbrevviato con JF), posso continuare. Ad uno di questi incontri, viene fuori che sarebbe bello mettere in scena Lunatika.

[ Sì, Lunatika. Con la kappa, sì. E come potete immaginare, adesso urge un’altra parentesi in cui spiego cosa diamine è Lunatika. Innanzitutto Lunatika è una commedia, ma soprattutto Lunatika è una commedia che è stata scritta durante un corso di scrittura drammaturgica che io ho frequentato insieme ai suddetti Tiz e Fede ed altre persone. Quando mi chiedono cosa sia Lunatika, rispondo che è una trasposizione in chiave moderna del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. 

“Trasposizione in chiave moderna” è una frase molto figa che sta a significare che la storia è pari pari quella del Sogno, ma 1) è ambientata in una discoteca, 2) i personaggi dicono parolacce. ]

Adesso sapete anche cos’è Lunatika. Ritorniamo alla sera di Maggio 2010.
Sarebbe bello mettere in scena Lunatika
Sì ci stavo pensando
Guardate che è un testo molto forte
Io ho anche pensato anche a chi potrebbe fare i personaggi
Certo XXXX sarebbe perfetto per Personaggio Y
E XXXX allora?
È praticamente uguale a Personaggio Z!
Ale, perché non fai la regia con me?
Ta da da daaaan. Io avevo scoperto il mondo del teatro da… una cosa come sette mesi. In questa sede è troppo noioso stare a spiegare come mai ho accettato, ma fondamentalmente è perché Lunatika era un progetto iniziato al corso di scrittura e mi sarebbe piaciuto completarlo con la vera e propria messa in scena.
Durante l’estate io e Tiziano iniziamo a pensare a come potrebbe venire, reclutiamo attori, ipotizziamo possibili musiche di sottofondo. Alla fine buttiamo giù un piano di regia (così l’ha chiamato, il regista esperto).
Fare il regista mi ha lasciato un sacco di sensazioni interessanti. E non è solo il fatto di potersi far bello nel dire che EHI, io sono il regista. È qualcosa a cui non ero abituato. Spesso hai la convinzione di sapere come dovrebbe essere fatta una certa cosa, e spesso quella cosa sarebbe davvero perfetta se la si facesse nel modo che dici tu. Ma spesso ti manca il coraggio, o la possibilità, o la forza di prenderti la responsabilità di essere il capo. 
Ed ecco cosa ho fatto in questi mesi: il capo. Nononononono! Non è affatto bello fare il capo. Hai mille responsabilità, devi motivare ogni tua scelta anche se le tue scelte si basano solo su sensazioni, devi lottare per dimostrare che la tua idea è giusta, devi tenere unito il gruppo, devi organizzare il lavoro di tutti e lavorare per chi non lavora, devi purtroppo incazzarti per sollecitare chi non ti rispetta o non rispetta gli altri, devi usare il tuo tempo libero per portare avanti il lavoro (prove, scenografie, musiche, costumi, luci, locandina, promozione, …). 
È stressante. Eseguire è molto, molto più facile che pensare. Tiz mi aveva avvisato, ovviamente. E io ho pensato di lasciare la regia una cosa come… 10 volte. Al mese. E non sto esagerando.
Solo ora, a 18 giorni dalla prima, vedo che non ho lavorato per nulla. Questo spettacolo ha una forma, e questo spettacolo ha la forma che IO gli ho voluto dare. Non chi ha eseguito, ma chi ha pensato. Credo che Lunatika sia per me e Tiz una specie di figlio. Nel senso che, come si cresce un figlio, anche questo spettacolo è il risultato della nostra “educazione”. 
[ Faccio una parentesi su Tiz. Sì, lo so che faccio sempre parentesi, ma una in più che cosa cambia? Beh, Tiziano è stato fondamentale. Ovvio, per l’esperienza che ha nel mondo del teatro. Ma soprattutto per il sostegno morale, che tradotto in linguaggio carino significa che è un mio amico. In quasi un anno di preparazione, praticamente ho visto più lui che i miei genitori. Senza contare che abbiamo avuto quasi sempre le stesse idee sulla commedia: i nostri cervelli sembravano in simbiosi, e qualche volta ho pensato che Terry e Maggie ci fanno una pippa – se escludiamo la questione del teletrasporto, ma ci stiamo lavorando. ]
E adesso? E adesso mancano diciotto giorni dalla prima.
Fede, per sms, qualche settimana fa:
“Manca un mese al 9.”
“Già.”
“Emozionato?”
“Sì. Perché anche il terrore è un’emozione.”
Ma alla fine credo in questo spettacolo. È roba mia, è una creazione modellata per come ho voluto io. E sinceramente – e peccando terribilmente di presunzione – non credo che potrà non piacermi. E ancora più sinceramente, e peccando ancora di più di presunzione, non credo che potrà non piacervi.
Lunatika è una storia. E ci sono tanti colori, tante musiche. Personaggi in cui ritrovarsi, alcuni da odiare e altri da amare. Fin qui tutto piuttosto banale, eppure io sono convinto di due cose. Uno, che non vi dimenticherete di Lunatika. E due, che Lunatika non è ciò che vi aspettate.

Zoofilia

“Topino”.

Quasi quasi vomito.
Almeno non lo scrivere sul pullman!

Manomasìmasumadai

Stamani ho ricevuto un sms che mi ha fatto pensare a una canzone. Una canzone epica, che secondo me e secondo tutti i critici di musica di nicchia non ha ricevuto un riconoscimento adeguato dalla comunità pop. Sì, sto parlando di Ma dai di Andrea Cardillo (e chi è?) e Valeria Non-mi-ricordo-il-cognome.
Stamani ho riflettuto molto, e sono arrivato alla conclusione che questa canzone ha due grandi meriti: il primo è quello di insegnare ai ragazzini che “su” non vuole l’accento. Okay? La u accentata è di “giù”, non di “su”. La seconda grande caratteristica è l’elevato coefficiente di nonsenso di questa canzone. Proprio di questo vorrei parlare in questo post. Tralasciando la struttura sintattica, concentriamoci sulla semantica del testo.

Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai

(mh. E fin qui… Comunque su “sì” ci vorrebbe l’accento eh! Bimbi, prendete nota)

Mora con gli occhi di velluto 

(di velluto?!)

non l’avessi mai incontrata 
gambe più lunghe di un’autostrada ahi, che pugnalata! 

(Mi sono perso qualcosa: stavi parlando delle gambe e ti pugnalano?)

Donna più bella dell’amore promessa calda che viene e va 
Accidenti, peccato che non si lasci andare 
Accidenti, peccato che non si lasci amare

(Innanzitutto non si capisce dov’è finito il pugnalatore. Ma diamo fiducia al testo, magari ricompare più in là.
Immaginate come si deve essere sentito potente il Cardillo quando gli è venuta in mente la rima andare/amare!)



Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai

(gli interventi della tipa sono sempre pieni di un’intensa carica espressiva)

Una valanga di messaggini dai, fai una telefonata!

(ma… E CHIAMALA TU!)

scrivimi quando ti vedo davvero non autofotografata 
Che rompimento la virtualità 

(Riflessione sulla società moderna schiava delle tecnologie. Quanto sei profondo Cardy!)

Ah, ma dice che verrà! 

(Ambiguità. Quanto sei ermetico Cardy!)

Vuoi vedere che questa volta si lascia andare 
Vuoi vedere che questa volta si potrà fare

(“Olé. N’artra rima. Ao, ma so’ propio mitico oh!”)

Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 

Ma no, ma si, ma su, ma dai



S’era spogliata e si è rivestita accidenti che bastonata! 


(ma non c’hai raccontato la parte più divertente!!!)

Mi ha chiesto scusa ed è ritornata dice
non mi basta una serata, per me l’amore è tutta la vita, mi sembri uno che
prende e va …ma no, ma si, ma su, ma dai ma no, ma si, ma su, ma dai… 


(Attenti perché adesso si tocca l’apice del no sense. La musica mondiale non è mai arrivata a tanto)



E sono rimasto lì con gli addominali 
E sono rimasto lì con gli addominali 

(?????????????????????????????????????????????????????
?????????????????????????????????????????????????????
?????????????????????????????????????????????????????)


Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 

Ma no, ma si, ma su, ma dai


Purtroppo donne, donne, donne 

(tududu, amiche di sempre…)



ragazze oppure nonne 

(Ecco, qui la rima ti poteva venire meglio…)

non possiamo fare a meno delle vostre gonne tutta la vita! 

(ORA SONO SENZA PAROLE.)

Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 

Ma no, ma si, ma su, ma dai


Tutta la vita! Purtroppo donne, donne, donne 
ragazze oppure nonne
non possiamo fare a meno delle vostre gonne tutta la vita! 


(Non ci credo. L’ha detto di nuovo!)

Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 
Ma no, ma si, ma su, ma dai 

Ma no, ma si, ma su, ma dai


Tutta la vita!

(E spegnendo lo stereo, non ci rimane che pensare che la pugnalata lo abbia fatto morire dissanguato)

Ventuno vittoria, grande baldoria

Mi sono appena rimboccato le maniche.
No, non è una metafora! Mi sono davvero rimboccato le maniche prima di appoggiare le dita sulla tastiera. E il buffo è che stavo pensando “Mmmh, come potrei cominciare…?”. La verità è che è una faticaccia iniziare questo genere di post molto autobiografico. Ci vuole coraggio, ci vuole voglia di mettersi in gioco e bisogna stare attenti perché il rischio di prendersi troppo sul serio è alto.
Sopratutto per l’ultimo motivo, vedrò di essere il più trankyfanky possibile. (Si comincia bene, con il termine trankyfanky)
Bene. 
E mo che dico?
Ah, sì. Credo che il ventunesimo sia stato l’anno più proficuo fino ad ora. Innanzitutto perché sono sempre magro (per ora) e ho ancora i capelli (PER ORA, cornacornacornacornacorna) e quasi tutta la barba. E poi per altri motivi tutto sommato marginali che vorrei sbrodolare in un pratico elenchino.
Ho vissuto e non solo sopravvissuto. Lo so che ormai è una frase più scontata dei pandori dopo il 6 Gennaio, ma mi andava di metterla tanto per creare quell’effetto drammariadefilippesco che ogni tanto fa piacere sentire.
Ho riso tanto. Mi raccomando, prima “riso” e poi “tanto”. Non ho tanto riso – che non mi piace nemmeno, a dirla tutta -, ho riso tanto. Nel senso di fare tipo ahahaha ehehehe ihihihih gnè gnè gnè buahuahauh, capito?
Sono montato su un palcoscenico. E parlavo ad alta voce. E c’era della gente a guardarmi. Recitavo, sì: recitavo, ed era una cosa che non pensavo che sarei mai stato capace di fare. E quando fai le cose che non pensavi che saresti mai capace di fare, ti accorgi che le cose che non sei capace di fare… sono molte, molte meno. 
Ho conosciuto Milano, che è una città bellissima che odio tanto. Il ricordo dei negozi di Milano, il ricordo delle birre di Milano e dell’enorme Mai Tai, il ricordo di quel parco di Milano con la fontanella del drago e dello straniero che passava di lì mentre io ti dovevo dire una cosa, e il ricordo degli occhi verdi di Milano rimarranno con me, sempre.
Ho iniziato a fare il regista. Una parentesi che SI CHIUDERA’ PRESTO, e lo scrivo in maiuscolo perché se qualcuno a caso dei miei lettori si stesse per caso autoconvincendo che continuerò mai a fare il coregista con lui o proseguirò mai da solo nella regia (PFFFF!) si sbaglia di grosso. Non credo di essere portato, ma è comunque divertente passare le serate a disperarsi insieme a Tiz su quanto siamo indietro non ce la faremo mai dio aiutaci è la fine 
Ho fatto incredibili figure di merda. È utile farne, metti caso che esaurisci gli argomenti con gli amici, così sai cosa raccontare. Tralasciamo il fatto che poi devi girare per la tua città nascondendoti il volto con la mano…
Ho tanti amici, vecchi e nuovi. Ci sono state importanti novità in questo campo, e tante conferme. Anche qualche persona persa per strada, che forse un giorno tornerà. Mi piacerebbe fare i nomi di tutti, ma è meglio di no. Li raggruppo. Quelli che ci sono sempre stati, quelli delle scuole, quelli dell’uni, quelli del teatro, quelli di Pescia and Co, quelli di Gaetano, quelli di Pisa, quelli di Dreamalot, quelli che non stanno in questi gruppi… Vi amo, tutti.
Ho scoperto di odiare i pantaloni a zampa di elefante. E di volere bene… a tutto il resto.
Ho visto Lady GaGa. Sì, scusate, non potevo non menzionarla, è importante! L’ho vista, dal vivo, ed è stata una delle emozioni più grandi di quest’anno. E ho sentito i Baustelle, tre volte in un anno, e tutte e tre le volte è stato magico. E Carmen Consoli, una donna, una vera donna. E Immanuel Casto (tanta lana), e Il Genio, e probabilmente altri che non ricordo!
• Ho imparato che se premi Alt più 7 contemporaneamente… fai i pallini. SOMMA GIOIA, ••••••••••!!! E se premi Alt più 0200 riesci a fare le E maiuscole accentate! ÈÈÈÈÈÈh! Revelation!!! Fare informatica a qualcosa serve!
• Ho partorito un progetto di sistemi operativi, ho sviluppato una passione spasmodica per il philadelphia, ho imparato la coreografia di un balletto, ho fatto finta di essere un albero volante, ho vomitato l’anima, ho mangiato il sushi e l’anatra all’ananas, ho provato l’emozione di tornare a dormire nella propria camera dopo un’alluvione, ho visto Budapest e la Croazia, ho insultato l’autista del pullman, ho camminato durante una bufera di neve (okay, forse sto esagerando), ho servito porchetta e grigliata a più di cento irritantissime persone, …
• Questo punto lo lascio vuoto, non scrivo niente. Vale per tutte le cose che ho fatto e che sono troppo stanco per ricordare, e per quelle che ho fatto e che sono troppo timido per dire. 

Mi scuso per avervi fatto subire tutte queste parole. Ma oggi è l’unico giorno in cui è legittimato il mio spiccato autoreferenzialismo, per cui lo sfrutto.
Ventuno vittoria, grande baldoria, si dice nel blackjack.
E per i ventidue? Ghghgh, comincio già a sorridere.

Le donne lo sanno. E gli uomini?

Volevo scrivere qualche parola a proposito della manifestazione nazionale che le donne italiane faranno contro l’immagine della donna mostrata in questi giorni: una donna oggetto, una donna che non si fa problemi a vendere il proprio corpo e la propria dignità in cambio di soldi, o un appartamento, o una poltrona politica.
Non mi viene da criticare le donne per questa manifestazione: penso, anzi, che l’orgoglio femminile esista davvero, ed è giusto ostentarlo almeno in questa occasione. Trovo, tuttavia, che da parte di una donna, la sua partecipazione alla manifestazione sia abbastanza inutile: una donna sa se sarà mai disposta a fare la puttana; una donna sa se mentirà mai per coprire le porcherie di un uomo politico; una donna sa se il suo sogno è davvero quello di fare la velina. Una donna che sa queste cose non avrebbe bisogno di manifestarle agli altri.
Ma c’è un’altra categoria per la quale questa manifestazione avrebbe veramente senso.
Gli uomini.
Sono gli uomini che dovrebbero indignarsi, incazzarsi, VERGOGNARSI per il modo con cui altri uomini trattano le donne. È l’orgoglio maschile che dovrebbe esplodere in piazza. Sono gli uomini che Domenica vorrei sentire. Sono le voci gravi quelle che dovrebbero levarsi, al grido di “NOI LE DONNE NON LE PAGHIAMO”.
Perché, in questa situazione, il sesso la cui immagine ne esce vergognosamente colpita non è quello femminile, che pur si prende la considerazione di donna-oggetto; bensì quella dell’uomo, che sembra che oggi – nel DUEMILAUNDICI, almeno ottomila anni dopo la nascita delle prime civiltà – consideri la donna come sua inferiore.
Se è vero che viviamo in una società in cui essere maschi rende la vita un po’ più facile (almeno passatemi questo, se proprio non volete ammettere che la società è maschilista), allora è l’uomo – il sesso, in questo senso, privilegiato – che dovrebbe fare il primo passo e manifestare.
L’uomo vero è quello che dovrebbe scendere il piazza. Perché l’uomo vero non usa le donne, e non le paga; l’uomo vero è colui che spera in una società in cui non sia così matematico che lui lavora e lei lava; l’uomo vero è quello che si sente ferito per come persone del suo stesso sesso hanno trattato le donne in questi giorni.
Domenica 13 Febbraio IO sarò nella mia città a manifestare. Perché mi vergogno. Perché trovo che sia importante. E perché vorrei rassicurare le donne che esiste ancora qualche uomo per cui l’equazione FEMMINA UGUALE PUTTANA è sicuramente falsa.