That’s nerd!

Il sole

Mi ricordo che da piccolo mi dicevano che guardare il sole per più di sette secondi fa perdere la vista. Mi ricordo che io ero incuriosito da questa legge e che mi sembrava magica. Ricordo che mi divertivo a sfidare il sole. Mi sdraiavo sul prato e lo fissavo, e intanto contavo. E quando arrivavo a sei, chiudevo subito gli occhi. Poi gli riaprivo, sempre un po’ preoccupato. Ma quando realizzavo di avere ancora la vista, ridevo di gusto per aver ancora fregato il sole. La soddisfazione ingenua di chi ama il rischio. 






Domande, #3

“Credo che le risposte rendano saggi, 
ma le domande rendono umani”
Perché qualsiasi studente di Lettere con cui parlate
sta preparando Antropologia?


C’è un motivo per il quale le cose che non vorresti che accadessero mai
accadono, ed accadono esattamente nel momento peggiore in cui potrebbero farlo?



Un feroce mal di testa
può essere causato dal continuo fissare lo schermo vuoto di un computer,
schermo che dovrebbe essere pieno di codice in linguaggio C?
E’ lo schermo che fa venire il mal di testa?
Oppure è il vuoto, presente nonostante i tuoi sforzi mentali di riempirlo?



Qual è, in una scala da uno a dieci, la gravità
di tornare in un locale con la stessa camicia di due settimane prima?
Se il valore di gravità è superiore a 6, può costituire una scusa
per potermi comprare una camicia nuova?



E’ vero o non è vero che le ragazze
hanno una pelle meno termosensibile di quella dei ragazzi?
E’ per questo motivo che riescono a indossare gli short
anche quando la temperatura è simil-autunnale?






Quanto bisogna fidarsi
di una foto di un volto
che indossa un paio di occhiali da sole?

Per caso, esiste una legge di natura etico-sociale
che spieghi come mai quando hai fatto tanti sforzi per arrivare a una condizione ambita
automaticamente succede qualcosa che cerca in tutti i modi di riportarti a quella di partenza?

L’ultimo dubbio, quello davvero senza risposta, posso porvelo?
Poniamo che ci sia un’occasione X da sfruttare,
e che ci sia la possibilità – neanche troppo remota – che sfruttando l’occasione si rovini una situazione Y.
E’ preferibile tentare X o salvaguardare Y?

 

Ci pensi ogni tanto alle rane?

Pisa, 9 Settempre 2010
  • Il concerto comprendeva, oltre ai Baustelle, anche Samuel Katarro, i Perturbazione, La fame di Camilla e il Teatro degli Orrori. Dicevamo, dei Baustelle?
  • Mojito. Wow. No, dico. Wow.
  • Siamo arrivati a concerto iniziato. Ci siamo persi Katarro. Anche lui si è perso il nostro.
  • I Perturbazione conquistano punti col ritornello de “Il senso della vite”. Una ‘e’ che rivaluta completamente tutto il resto.
  • Andare al concerto del Teatro degli Orrori è un po’ come farsi una canna. Ne avrò respirate sei, ieri.
  • Andare al concerto del Teatro degli Orrori è un po’ come farsi un’ora di Tesmed. Ad ogni urlo mi vibrava tutto il petto.
  • Il Teatro degli Orrori ha una canzone davvero bella: l’ultima, qualunque essa sia. 
  • I Baustelle si fanno desiderare. La musica classica fa loro da sottofondo per la terza volta. Una scelta di Francesco, ormai è chiaro. Ha stile, quel ragazzo.
  • Francesco Bianconi sale sul palco e va al microfono. Pure il saluto è impeccabile. Però da Luglio gli sono cresciuti i capelli, ho notato.
  • Eravamo sotto il palco, a un metro neanche dalla sicurezza. Potevo vedere gli occhi dilatati di Rachele. Se li avesse tenuti aperti (lei suona e canta a occhi chiusi).
  • Rachele è elegante come al solito. Non c’è un movimento che stoni
  • Sarà che eravamo dalla parte opposta del palco, ma avrò visto Claudio sì e no tre volte.
  • Un’ora prima, io a Giuli: “Speriamo che non facciano I provinciali, è una di quelle che conosco meno”. Lei: “Eh, infatti!”. Cominciano con I provinciali.
  • I provinciali, Le rane, Gli spietati, La moda del lento, La guerra è finita, En, Gomma, La canzone del parco, Il corvo Joe, Il sottoscritto, Antropophagus. Mi sembra siano queste, non necessariamente in questo ordine.
  • Ancora una volta: emozione. 



Syntactic Sugar Awards

Signore e signori – e troiai vari – buonasera, e benvenuti alla prima edizione dei Syntactic Sugar Awards, la manifestazione più   /* inserire qui un superlativo a scelta, tanto nessuno ci fa mai caso */   del mondo! Stiamo per premiare tutto quello che più ha caratterizzato la mia estate. Estate che sta finendo: ormai dobbiamo accettarlo, e se non lo vogliamo accettare ci pensa il diluvio che mi sta precipitando addosso in questo momento a imporci questa triste consapevolezza. 

Non starei a perdere tempo con ulteriori preamboli, perché si sa che mi piacciono le premesse, e quando comincio poi non finisco più. Ad esempio, questo di adesso è un paragrafetto pretenzioso e totalmente inutile, che chiunque avrebbe evitato, ma quando ho una tastiera sotto le dita inizio a sragionare e non la smetto finché le mani non si sono sfogate sui tastini. Ecco, dovrebbero avere finito, così ho modo di introdurvi a quello che è il succo di questo post.




Cominciamo col premio per il gruppo rivelazione dell’estate 2010, che va ai…
(rullo di tamburi, le luci che calano, pubblico col fiato sospeso, occhi sgranati, gole trepidanti e pronte a scoppiare qualunque sia il vincitore, puntini puntini che fanno sempre molta scena… … … …)

BASEBALLS
(link)

Con le loro rivisitazioni in chave rock&roll delle canzoni pop moderne conquistano il titolo e si guadagnano un posto nelle mie speranze: si spera che cambino un po’ genere e che sappiano sfruttare la novità che hanno reinventato per non annoiare il pubblico.




Il premio per la canzone più ripetitiva e alienante e “che dopo un po’ non ne puoi più” dell’estate 2010 va a…
(No, ho appena deciso che questa parentesi di suspense non la metterò più, è troppo difficile inventarsi una frase per tutte le volte!)

WAKA WAKA (e relativo balletto)(link)

Shakira guadagna questo ambito premio grazie sopratutto alla particolare coreografia che ha ammorbato l’estate. La prova schiacciante del virus Waka Waka (pare che la prossima influenza autunnale si chiamerà così) è costituita dal fatto che persino io sono riuscito ad imparare una bozza di ritornello – che peraltro sfoggio con orgoglio ai profani.

Il premio per la bevuta migliore dell’estate 2010 va, senza la benché minima ombra di dubbio, al…
(Ovviamente il premio è stato deciso dopo un’attenta valutazione, sia ben chiaro. Amiamo fare le cose per bene, qui a Zucchero Sintattico! Niente favoritismi o che, ecco.)

LONG ISLAND ICED TEA
(link)

che è stato la principale causa delle figure di merda, degli sfoghi, dei pianti, delle litigate, delle risate e dei divertimenti migliori di quest’estate. 




Il premio per la figura di merda più esilarante va a…
(evitare ogni genere di commento)

“Scusa ce l’hai l’appuntalapis?
No? E se con ‘appuntalapis’ io intendessi
il tuo numero di telefono?”
(niente link qui, grazie.)

Bene. Passerei subito al prossimo premio, mh?




Che è il premio per la canzone più sensuale barra erotica dell’estate 2010. Esso spetta di diritto a…

STRAIGHT TO… NUMBER ONE
(link, scusate per il video patetico, non credo esista quello ufficiale)

Una scoperta di Giugno, anche se ho dovuto faticare fino ad Agosto per riuscire a risalire al titolo, e soprattutto al gruppo, i Touch and Go. Credo che assieme alla barretta di cioccolato al peperoncino costituisca uno dei migliori afrodisiaci in circolazione.

Il premio per il piatto migliore dell’estate 2010 va a…

ANATRA ALL’ANANAS
(link)

che ho avuto il piacere di gustare in un ristorante cinese, appena prima di sapere che magiare al cinese è una cosa che non si può fare troppo spesso. C’ho pianto, credo. Non ricordo bene.

Il premio per la cosa più bella dell’estate 2010, che è anche la cosa più bella delle estati prima di questa, e per le estati dopo questa, e per tutte le stagioni dell’anno, e luoghi della Terra, e Sistema Solare, e Galassia, e universo sconfinato va a…

I MIEI AMICI

Quelli che ci sono sempre stati, e quelli che ci sono ora, e quelli che ci sono stempre stati e ci sono ancora. Quelli che ti telefonano per aggiornarti delle cazzate, e quelli che per ora sono solo una scritta viola su uno schermo. Quelli che rivedi dopo tanto tempo, e quasi non ti riconoscono per il nuovo taglio di capelli, e che poi ti saltano addosso tutti contenti. Quelli che studiano con te, anche se studiano cose completamente diverse. Quelli che per farti dimenticare arrivano a farti male, e quelli che ti buttano addosso a ogni singola persona della discoteca per vedere se lo scontro fa nascere qualcosa di bello (o anche solo una botta e via!). Quelli che ti scrivono le mail piene di stupidate, che ti chiamano per un gelato, che ti mandano un sms per lamentarsi del ragazzo in ritardo, che hanno riso con te in vacanza, che fanno finta di essere i tuoi genitori, che ti abbracciano alla sprovvista, che anche un esame di fotografia può essere un pretesto per vedersi, che “mi sentono vicino e non sanno perché”. Quelli nuovi, che però riescono ad aprirsi subito, e quelli che conosci da una vita e che ancora non hanno la stessa confidenza, ma vuoi loro lo stesso un gran bene. Quelli che ti portano a bere e che poi ti tolgono il bicchiere dalle mani. Quelli che credono in Dio, quelli che non ci credono, ed entrambe le categorie comunque credono in te. Quelli che non mi perdoneranno mai questo adolescenziale ma necessario bisogno di retorica, e quelli che invece lo apprezzeranno. I miei migliori amici, che sanno perfettamente che tutto questo scritto non è solo per evitare un’oretta di studio, ma è anche una scusa per dirglielo, che gli voglio bene

Amo l’affidabilità dei miei amici

Io, sms: “R, ritardo dieci minuti, scusa!”

R, sms: “Ale non preoccuparti, ritardo anch’io”

Le dodici fatiche di Ercole, versione mondo moderno

Prima. Trattenersi dall’insultare, fischiare o sputare un qualsiasi politico italiano; e, dopo aver ceduto, trattenersi dall’insultare, fischiare o sputare anche la schiera di tutti i politici italiani che si sdaranno in dichiarazioni di solidarietà nei confronti del colpito – dimenticandosi, peraltro, che una settimana prima si stavano scannando in Parlamento.

Seconda. Ballare Waka Waka con un Cuba Libre nella mano destra, facendo attenzione a non farne cadere neanche una goccia. Vi giuro che è un casino, quando fa “eh eh”!

Terza. Trovare parcheggio.

Quarta. Lavare l’auto senza indossare la cintola dei pantaloni. La cosa particolarmente ostile sta nel non scomporsi quando ad ogni gomitata calano tre cm di jeans, che vanno a terra definitivamente quando stai correndo per andare a chiudere l’acqua.

Quinta. Entrare a Viareggio. Notarne la curiosa viabilità. Uscirne, sani di mente.

Sesta. Guardare un video di GemmaDelSud per almeno dieci minuti, senza: ridere; commentare; vomitare.

Settima. Silvio Berlusconi: evitare di domandarsi come mai ha il potere.

Ottava. Facebook. E non aggiungo altro.

Nona. Orientarsi sui siti degli atenei. Magari capirci qualcosa. Non chiedersi se non sia necessario già essere laureati per poter iscriversi a qualcosa.

Decima. Trovare lavoro (con o senza laurea).

Undicesima. Scommettere sull’età di Anna Tatangelo. Non rabbrividire, una volta andati su Wikipedia per controllare.

Dodicesima. Trovare una dodicesima fatica di Ercole nel mondo moderno. Oh, eccola!

[ to be continued ]

Correlazioni alcolico-teologiche (2)

L’unica cosa positiva delle disgrazie
è che dopo ho un’ottima scusa
per un altro Long Island

[ NdA: la parte teologica, qui, sta nel fatto
che dopo una disgrazia viene abbastanza naturale
invocare il nome di Dio invano ]

Correlazioni alcolico-teologiche

L’inferno non esiste.




E se esiste… Beh.
Spero che ci facciano un buon Cosmopolitan.

Call me Alejandro

Scrivere questo post non è solo un dovere morale causato dall’assonanza del mio nome con quello della canzone di Lady Gaga, né solo l’obbligo autogenerato da una mente completamente devota all’artista appena menzionata; no, scrivo questo post anche e soprattutto per un bisogno fisico. La fisicità del caso è data dal fatto che ormai le persone mi fermano per strada chiedendomi il significato di Alejandro. Dover ogni volta ripetere la mia versione a tutti, e doverla ogni volta confrontare con quella di tutti, e dover ogni volta ignorare il tuttologo di turno che sbraita che “quel video non vuol dire un cazzo” è, tutto sommato, deleterio per il mio tempo che, diciamolo, non è infinito.

Per carità, non voglio essere frainteso: sono contento se le persone mi identificano come fan di Lady Gaga. Diciamo che se non fossi contento eviterei di indossare la spilla che mi hanno regalato, di avere come nome “Alejandro” su facebook, e magari anche di canticchiare Ooooohooooohohohcaugthinabadromance in coda alla mensa. Non credo sia questo il luogo per parlare del perché mi piaccia Lady Gaga. Non per la profondità dei suoi testi, se vi può far dormire meglio. Piuttosto, per il suo essere volutamente trash; per la cura e l’esattenza con cui ricerca i dettagli che danno vita al suo personaggio; per il suo voler stupire, osare, rischiare sempre di più. E, sopratutto, perché mia nonna si è scandalizzata nel vedere il video di Bad Romance e ha iniziato a urlare a mia sorella di “togliere subito quella roba dalla televisione, ma che cosa fai vedere ai tuoi cuginetti?!“.

Ma torniamo al post. Alejandro

I know that we are young
And I know that you may love me
But I just can’t be with you like this anymore
Alejandro

She’s got both hands
In her pocket
And she won’t look at you (won’t look at you)
She hides true love
En su bolsillo
She’s got a halo around her finger
Around you

You know that I love you boy
Hot like Mexico
Rejoice
At this point I’ve gotta choose
Nothing to lose

Don’t call my name
Don’t call my name
Alejandro
I’m not your babe
I’m not your babe
Fernando
Don’t wanna kiss
Don’t wanna touch
Just smoke my cigarette and hush
Don’t call my name
Don’t call my name
Roberto

Alejandro
Alejandro
Ale-Alejandro
Ale-Alejandro-e-ro

Stop
Please, just let me go
Alejandro
Just let me go

She’s not broken
She’s just a baby
But her boyfriend’s like her dad
Just like a dad
And all those flame that
Burned before him
Now he’s gotta firefight
Got-cool the bad

You know that I love you boy
Hot like Mexico
Rejoice
At this point I’ve gotta choose
Nothing to lose

Don’t call my name
Don’t call my name
Alejandro
I’m not your babe
I’m not your babe
Fernando
Don’t wanna kiss
Don’t wanna touch
Just smoke my cigarette and hush
Don’t call my name
Don’t call my name
Roberto

Alejandro
Alejandro
Ale-Alejandro
Ale-Alejandro-e-ro

Don’t bother me
Don’t bother me
Alejandro
Don’t call my name
Don’t call my name
Bye Fernando
I’m not your babe
I’m not your babe
Alejandro
Don’t wanna kiss
Don’t wanna touch
Fernando

Don’t call my name
Don’t call my name
Alejandro
I’m not your babe
I’m not your babe
Fernando
Don’t wanna kiss
Don’t wanna touch
Just smoke my cigarette and hush
Don’t call my name
Don’t call my name
Roberto

Alejandro
Alejandro
Ale-Alejandro
Ale-Alejandro-e-ro



La canzone in sé non dovrebbe essere molto difficile da interpretare. Una ragazza che in qualche modo deve rifiutare tre uomini – o uno solo, chi ci dice che non sia la stessa persona? Da qualche parte ho letto che lei è in un harem ed è costretta a rifiutare gli amori offerti dai tre a causa della paura che ella nutre per il “mostro del sesso”. Anche senza andare troppo nel profondo, io penso che semplicemente si parli di un abbandono e di una sofferenza per amore. Ma il ritmo e l’atmosfera latineggianti lasciano che la canzone scivoli via piacevolmente, tra un ballo e un altro, senza appesantire troppo gli animi. Parliamo pur sempre di musica pop dance, il cui scopo è tendenzialmente quello di divertire.

Tutt’altro discorso vale per il video. Qui l’estro di Lady Gaga esplode in quasi nove minuti di pellicola in cui lei ha tutta la libertà di fare metafore, allegorie e – per nostra fortuna e delizia – provocazioni. Ho letto su internet varie interpretazioni. Una che mi ha colpito in particolare, che girava su facebook e che mi è stata riproposta anche questa sera (durante l’ennesimo dibattito sulla canzone), vede la triade composta da Alejandro, Fernando e Roberto paragonata ai tre mali che, secondo Lady Gaga, affliggono il mondo: la violenza (la guerra), la discriminazione (l’omofobia) e l’ipocrisia (della Chiesa). Riguardando il video più volte ho scoperto che questa spiegazione non mi convince troppo, perché si possono notare dei dettagli che vanno contro la suddetta interpretazione. Un’altra, invece, porrebbe Lady Gaga come regina indiscussa del nuovo Satanismo, in quanto elenca tutti i simboli del video che possono essere ricondotti al Male. Penso che neanche Lucifero stesso li conosca tutti, ma fortuna che esiste l’esperto e che ha un blog.

La mia personale – e discutibile – interpretazione parte dal fatto che la protagonista del video sta male: ce lo comunica con un’atmosfera gotica che introduce il funerale di qualcuno, o di qualcosa. Il cuore che sfila sotto la freddezza di una lugubre Lady Gaga sta a indicare semplicemente la morte. Negli ultimi frammenti del video, attraverso vari flash illuminanti, ci viene spiegato chi è morto: un ragazzo, pare un soldato, che brucia in un contesto urbano. Probabilmente è suo il cuore che non pulsa più, ma questo ci viene mostrato solo alla fine del video. La parte centrale mostra le conseguenze che ha questa perdita su Lady Gaga: vediamo che comanda dei militari piuttosto violenti e spietati; vediamo lei che si rifugia nelle perversioni di uomini che, per quanto si sforzino, non potranno mai darle ciò che vuole; vediamo lei che cerca aiuto in un Dio completamente impotente, e infatti lei stessa finisce per sottometterlo. Questi tre aspetti, alternandosi senza un ordine preciso e mischiandosi tra loro, sono anche – ovviamente! – il pretesto per lanciare nuove provocazioni. La musica non è più solo musica; è immagine, e Lady Gaga si sa vendere decisamente bene. Lo dice lei, che è una “freak bitch”!









P.S. Mi scuso con la serietà con cui ho concluso questo post. Avevo iniziato molto ironicamente, poi ho deciso di prendere una piega pseudo professionale, che spero sia stata apprezzata. Ad ogni modo, sempre lunga vita alle scemenze!