Promemoria, un anno dopo
/1 Commento/in Cose che mi succedono, Cose che penso/da Alessandro Bianchi525,600 minutes,
525,000 moments so dear.
525,600 minutes – how do you measure, measure a year?
In daylights, in sunsets,
in midnights, in cups of coffee.
In inches, in miles,
in laughter, in strife.
In 525,600 minutes – how do you measure a year in the life?
How about love? How about love? How about love?
Measure in love. Seasons of love.
525,600 minutes!
525,000 journeys to plan.
525,600 minutes – how can you measure the life of a woman or man?
In truths that she learned,
or in times that he cried.
In bridges he burned,
or the way that she died.
It’s time now to sing out, tho the story never ends let’s celebrate remember a year in the life of friends.
Remember the love! Remember the love! Remember the love!
Measure in love. Seasons of love! Seasons of love
Venerdì al cinema
/6 Commenti/in Cose che mi succedono/da Alessandro BianchiSono tre settimane che il Venerdì sera lo passo al cinema. Quindi ho pensato che poteva essere carino buttare giù due righe sui film che ho visto. Metto le mani avanti e dico che non si tratterà di un vero e proprio elenco di recensioni, innanzitutto perché non ne sono in grado, e poi perché il mio senso critico cinematografico ha bisogno di essere affinato ancora un po’ prima di potermi permettere giudizi da vero intellettuale (ai quali ambisco segretamente).
Il primo film di cui vi parlerò racconta una storia. E sarebbe da fermarsi qui a dare un parere. Perché è il genere di film che più apprezzo, quello che racconta una storia. Riesco a tollerare la moralina solo nei film d’animazione, perché i bimbi – i maggiori fruitori dei cartoni animati – hanno ancora il diritto di sognare. Ma è tanto bello quando un film si propone l’unico scopo di farti interessare a una trama. Ed ancora più bello è quando ci riesce. E Gli abbracci spezzati di Pedro Almodovar ci riesce. Un’altalena tra presente e passato, un intreccio ben sviluppato. Penelope Cruz che si conferma una delle mie attrici preferite. Un po’ lunghino per i miei standard. Giudizio: coinvolgente.
Andare a vedere 2012 mi attirava quanto una crostata di barbabietole. Con tutto il rispetto per le barbabietole. Però quando me l’hanno proposto ho pensato che in effetti avevo bisogno di un po’ di squisita superficialità e ho detto di sì. Sono uscito dal cinema convinto che un video di Britney Spears sarebbe stato più consistente. Con tutto il rispetto per i dottori di Britney Spears. Un film banale, scontato, prevedibile, mal sviluppato, lunghissimo. E soprattutto inverosimile. Quando guardo un film o leggo un libro o assisto a uno spettacolo teatrale, io faccio un patto con lo sceneggiatore e gli dico: “Ok, se mi dici che il mondo sta per finire a causa dei neutrini del Sole, io ti credo, anche se è impossibile. Ti credo, a condizione che tu mi crei una storia verosimile”. Ecco, 2012 non è una storia verosimile. In realtà, 2012 non ha per niente una storia. Gli effetti speciali, ovviamente, sono straordinari, ma è chiaro – per fortuna – che non può bastare la tecnologia per fare un film. La parte più simpatica (con tutto il rispetto per il concetto di simpatia) è quando il premier italiano in preghiera viene schiacciato dalla cupola di San Pietro. Un’altra scena inverosimile: lui non sarebbe mai rimasto a pregare. Giudizio: drammaturgicamente inconsistente.
Aspettavo da circa un anno il film che sono andato a vedere ieri sera. Dopo aver letto Il ritratto di Dorian Gray, che è in assoluto il mio libro preferito, ero curioso di vedere come sarebbero riusciti a farne una trasposizione cinematografica. Confesso di essere partito prevenuto. In fondo è difficile che un film eguagli la bellezza di un libro. Ma non pensavo che ne sarei rimasto così schifato. Dorian Gray non ha niente a che vedere con il romanzo decadente di Oscar Wilde. E’ l’esempio perfetto di come si possa rigirare a proprio piacimento un’idea. Ogni fotogramma è accompagnato dal sottotesto non-eccedere-fai-il-bravo-bimbo-lui-è-cattivo-non-imitarlo che è esattamente il contrario di quella che è l’essenza del libro. Se non ci fosse il cinismo (peraltro palesemente ripreso dall’autore originale), di questo film non rimarrebbe altro che un’atmosfera cupa (necessaria per vendersi a un target di idioti) e un’ammucchiata di effetti speciali usati per il solo motivo che esistono. Giudizio: irrispettoso.
Ammazza oh! Ho un talento naturale per distruggere i film! Sinceramente stupito. E ora… a studiare!
Quando viene Dicembre
/3 Commenti/in Uncategorized/da Alessandro BianchiCastelli in aria
/4 Commenti/in Cose extra/da Alessandro BianchiUdite udite, Castelli proporrà di mettere la croce cristiana sul tricolore.
Certo. Da uno il cui partito ha minacciato più volte di scendere in piazza con “forche e fucili”, la prima cosa che ti aspetti è una proposta di tolleranza e accoglienza e pace e bene come il messaggio che si ricava dal crocifisso. Ma no, non voglio parlare di crocifissi, ne ho veramente piene le scatole. A mensa rigetto il pranzo quando i seguaci di Comunione e Liberazione mi danno il volantino “Una presenza irriducibile”. Niente dibattiti teologici o politici o giuridici, qui. Solo cazzate.
E infatti mi chiedevo appunto una cosa completamente inutile, ma che al tempo stesso mi incuriosisce molto. Ossia: dove lo mettiamo il crocifisso sulla bandiera? Perché è una bella domanda. Al centro, nel pezzo bianco? O sul verde? Beh, sicuramente non sul rosso, è un chiaro riferimento al catto-comunismo (termine di cui ignoro il significato, ma è sempre sulle labbra del premier per cui ipotizzo esista). E poi: di che dimensioni lo facciamo? Piccolino nel mezzo, come uno sputacchio? O bello grande, da riempire tutto il rettangolo? Che poi, ora che ci penso, potremmo metterne tre! Uno per ogni colore. Perché limitarsi a un crocifisso solo, poi… Un bel presepino in un angolo calzerebbe a pennello.
Oppure ho un’altra idea, Castelli. Te la butto lì, prendila in considerazione. Facciamo un unico crocifisso, bello grande, che mettiamo per lungo ad attraversare tutta la bandiera. Adagiato sui tre colori. Sì, beh, sembrerà un po’ una bara, ma almeno avrà anche un significato: la morte dello stato laico.
Ieri non ho studiato…
/2 Commenti/in Cose che penso/da Alessandro Bianchi…ma in compenso mi sono comprato un paio di fantastici jeans! Beh, in effetti non è la stessa cosa, infatti subito dopo mi sentivo in colpa. Per cui ho deciso che non li indosserò finché non avrò fatto qualcosa di costruttivo.
E la maniera peggiore per fare qualcosa di costruttivo è proprio scrivere sul blog come sto facendo ora, ma tanto non avrei tempo di fare niente prima di pranzo. Se si esclude rifare il letto, mettere in ordine la scrivania, sistemare il comodino, organizzare lo studio di oggi, stampare gli esercizi, rispondere alle mail, finire un raccontino, aiutare ad apparecchiare, e ovviamente cominciare a fare qualche esercizio.
D’altra parte, nell’era di facebook è considerato perfettamente normale e salutare il perdere tempo. Attimi che si bruciano nel controllare i profili degli amici, cosa hanno fatto il sabato sera, il loro stato personale e di chi sono fan. Per cui, trovo questo post sulla stessa lunghezza d’onda della massa che perde tempo. Ergo: mi sento stranamente normale.
Ma per fortuna è pronto in tavola, così posso tornare alle mie cose. Buon appetito!
P.S. Lo scopo iniziale di questo post era quello di evidenziare la differenza tra il perdere tempo volutamente, cosa che ritengo condivisibile, e il non accorgersi di perdere tempo, che al contrario detesto con tutto me. Potete ringraziare il pranzo che vi ha evitato tutto questo!
Il pullman e l’aeroplano
/3 Commenti/in Cose che penso/da Alessandro BianchiColonna sonora consigliata per la lettura: L’aeroplano dei Baustelle
E proprio quando mi siedo, il lettore mp3 mi regala una canzone.
Che cosa resta di noi che scopiamo nel parcheggio
Cosa resta di noi: un rottame di Volksvagen
Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà
Ci rimane una città, un lavoro sempre uguale
Una canzone che fa sottofondo all’Indecifrabile.
Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine
La domenica dentro le chiese
ad ascoltare la parola di Dio.
Il futuro era una nave tutta d’oro
che noi pregavamo ci portasse via lontano
Cosa rimane di noi
Ora che ci siamo amati ed odiati e traditi
E non c’è più limite
Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano
Che cosa resta degli anni passati ad adorarti
Cosa resta di me
delle bocche che ho baciato in discoteca
Che cosa ne è della nostra relazione
Stupidi noi che piangiamo disperati
Che cosa resta dei sogni che avevamo nella testa
La nostra esperienza a che cosa servirà
Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano
finestrellecolorateilmiomaterassoquellosucuituttelesereholemiefasirempoilampadetantepersonetracuiunaconlacartellarossa
cioccolataduebimbibiondichegiocanoconlaplaystationunocheridequandoglidicidinonridereunacheamascriveresuldiariouna
chesatutteledomandedelmilionarioedovrebbeandarciunachehaunamagliarosadicuisivergognanonostantenondovrebbeuna
Qui disco volante…
/4 Commenti/in Auguri virtuali/da Alessandro BianchiPoiché oggi è un giorno particolare per qualcuno, e poiché proprio qualche giorno fa ho scoperto questa canzone il cui testo contiene il nome di questo qualcuno, e poiché tale canzone è meravigliosa, dedico il post di oggi a chi oggi compie gli anni. Auguri Laura!
P.S. Sono anche riuscito a impostare la tastiera italiana dai pc dell’università. Forse c’è ancora speranza affinché io diventi un informatico. E soprattutto, adesso posso finalmente mettere gli accenti dove devono andare!