Colonna sonora consigliata per la lettura: L’aeroplano dei Baustelle
Salgo sul pullman, che stranamente non ha fatto ritardo. Anzi, è arrivato puntuale. Mentre mi stupisco tra me e me (ma sento che anche gli altri che lo attendevano manifestano una meraviglia comune a chi è abituato al pessimo servizio della Vaibus) raggiungo il mio posto. Lo chiamo il mio posto perché è dall’inizio dell’anno accademico che lo prenoto. E’ in fondo al pullman e mi piace perché so che non c’è nessun’altro dietro di me a guardarmi, sicché posso addormentarmi anche a bocca aperta (non faccio tanta attenzione al bon ton, quando sono distrutto da nove ore di università).
E proprio quando mi siedo, il lettore mp3 mi regala una canzone.
Che cosa resta di noi che scopiamo nel parcheggio
Cosa resta di noi: un rottame di Volksvagen
Il ricordo, si sa, trasfigura la realtà
La verità se ne sta sulle stelle più lontane
Ci rimane una città, un lavoro sempre uguale
Una canzone che fa sottofondo all’Indecifrabile.
No, non è vero. Nemmeno il mio lettore è tanto romantico da far partire la mia canzone preferita nel momento in cui ne ho bisogno. Sarebbe una coincidenza così grande da far pensare all’intervento divino. O peggio: a quello del destino. Sfortunatamente, non ci credo. Ma, fortunatamente, credo a sufficienza in me da sapere che se ho bisogno della mia musica, posso metterla. Da me, con le mie dita. E appunto, quello che ho fatto realmente è stato prendere il lettore e selezionare la canzone che volevo.
Cosa rimane di noi, ragazzini e ragazzine
La domenica dentro le chiese
ad ascoltare la parola di Dio.
Il futuro era una nave tutta d’oro
che noi pregavamo ci portasse via lontano
Cosa rimane di noi
Ora che ci siamo amati ed odiati e traditi
E non c’è più limite
E dirò di più. Alzo anche il volume per non sentire il rumore del pullman, e per non sentire i discorsi stupidi di chi alle sei e mezzo ha ancora forza per farli. No, dai, niente cinismo: lo faccio soprattutto per il rumore del pullman. No, dai, niente cazzate: lo faccio per i discorsi stupidi. Poi inizio a farli io, i pensieri stupidi, e cioè: è più conveniente che la settimana inizi dal Lunedì oppure dovremmo spostare l’inizio a un altro giorno? No, perché è molto leopardiano avere il Lunedì come primo giorno. C’è l’attesa del weekend che ci regalerà un po’ di meritato riposo (o immeritato, a seconda se siamo persone serie o scansafatiche. Non vorrei scendere nel luogo comune per cui il riposo è sempre meritato. C’è chi non se lo merita, il riposo. Diciamolo!)
Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano
Però è così limitativo pensare di vivere la settimana in attesa del weekend. Come facciamo a godere del Martedì – che è uno dei giorni più amorfi tra i sette – se già di Martedì non vediamo l’ora che sia Domenica? Che poi bisogna ammettere che la Domenica non è che sia poi così emozionante. Forse perché c’è la Messa, che ci affloscia. Personalmente ho smesso di andarci, ma io ho smesso anche di domandarmi se Dio esiste o no, quindi io non conto. Dicevo che forse un weekend a metà settimana sarebbe più efficiente. Anche se a quel punto diventerebbe un weekmiddle.
Che cosa resta degli anni passati ad adorarti
Cosa resta di me
delle bocche che ho baciato in discoteca
Che cosa ne è della nostra relazione
Stupidi noi che piangiamo disperati
Che cosa resta dei sogni che avevamo nella testa
La nostra esperienza a che cosa servirà
Sbuffo. Non propriamente. Più propriamente: mi incazzo. Cristo, ho sprecato l’ultimo minuto con pensieri dal dubbio divertimento, scordandomi che la mia canzone preferita stava cercando di stuzzicare la mia attenzione. E la cosa mi turba. No, ho di nuovo sbagliato termine. “Mi fa incazzare”, volevo dire. Comunque, premo sulla freccia a sinistra e la canzone riparto. Chiudo gli occhi, stavolta più deciso. E funziona, come funziona sempre. Non mi servono metanfetamine per sognare. Ci riesco benissimo con gli arrangiamenti psichedelici di una canzone d’amore come questa. Una delle più belle canzoni d’amore che abbia mai sentito. Amore corrotto, decadente, struggente, malato, malato, MALATO. Amore che non si trova nelle commedie e nei Baci Perugina, ma se hai fortuna lo puoi vedere negli angoli polverosi dell’universo, o nei punti più bui e freddi delle grotte, o tra le rocce delle scogliere di notte, o nelle tane dei serpenti in inverno,… E proprio perché è così difficile da scovare e così emarginato da tutti è così prezioso.
Sfreccia in cielo un aeroplano
Io ti amo e non ti penso mai
Penso a quello che ci resta
Vola l’aeroplano, Va lontano
Vola su Baghdad
Noi voliamo invano
Quando mi faccio di musica sono soddisfatto. A volte, altre mi sento un drogato. Ora, qui in fondo al pullman, mi sento soddisfatto. Ecco, ecco. Svalvolo. Ho le visioni. Succede sempre quando chiudo gli occhi. A volte – sempre più spesso – anche se li ho aperti vanno. Vedo unascatoladipennarelliunpaiodijeansunpaiodilabbradueocchinerigrandiocchinerietante
finestrellecolorateilmiomaterassoquellosucuituttelesereholemiefasirempoilampadetantepersonetracuiunaconlacartellarossa
unoaltocongliocchialiunoconungiacchettoarancioneunaconlescarpedipaperinounaconlaborsadiungufounaconlapelledi
cioccolataduebimbibiondichegiocanoconlaplaystationunocheridequandoglidicidinonridereunacheamascriveresuldiariouna
chesatutteledomandedelmilionarioedovrebbeandarciunachehaunamagliarosadicuisivergognanonostantenondovrebbeuna
chehaunpescefuggitoalondraeanchealtrefaccechesaltanoeballano. Cazzo, wow, wow! Forse è un po’ ridicolo messo così, ma vi assicuro che se invece di pensare a quanto sia ridicolo provaste anche voi… sentireste qualcosa. Io ve lo consiglio, poi sta a voi decidere. Se aspettare il destino o no.