La mia visione del mondo, raccontata tra parentesi.
Considerazioni sull’originalità indotte da una bionda piccola
/27 Commenti/in Cose che penso/da Alessandro BianchiIn particolare, pensavo di essermi sempre ritenuto una persona originale. Non solo per il fatto che il mio portacellulare è un calzino spaiato o che scrivo il sì-affermazione con l’accento o che so fare l’imitazione di Topolino che imita Pippo, ma anche per altre cose magari meno gravi dal punto di vista clinico. Questa cosa di essere originale mi è sempre piaciuta e ha sempre contribuito ad aumentare la mia autostima. A ventitré anni, tuttavia, è il momento di metterla in discussione.
Per due motivi: per cominciare essere originali non è tutto, come mi ha detto una volta un tizio. Il che è vero, però c’è anche da dire che quel tizio era di una noia mortale. Il che mi fa pensare che quelli che criticano l’originalità siano le persone banali.
Ma soprattutto un secondo pensiero ha minato la mia consapevolezza: non sarà mica che io mi vedo originale e invece non lo sono affatto? Per spiegarvi questo concetto mi servirò di un simpatico aneddoto, che riguarda un tipo con cui sono uscito diverso tempo fa – sì, lo so che tutti i miei aneddoti riguardano persone con cui esco, tipo l’assassino di Gello o il ragazzo coi raggi o Mery la meretrice, ma non è colpa mia se la metà di quelli che incontro sono casi umani.
Insomma dopo un appuntamento che -per fortuna- era giunto al termine, lo stavo riportando a casa con la mia macchina e mi informavo sulla strada da compiere mentre guidavo. “Qui vado a dritto, giusto?” “Sì sì, qui a dritto”. Tutto ad un tratto grida “NO A DESTRA!!!” facendomi inchiodare in mezzo all’incrocio, e poi “AHAHAH scherzavo era a dritto AHAHAH”.
Ora, a parte il fatto che l’ho praticamente scaraventato fuori dalla macchina, avete capito cosa intendo? Magari anche lui si sente originale, mentre invece è solo idiota. E se io fossi come lui? Se anch’io stessi scambiando l’originalità con quella che è semplice sindrome di deterioramento demenziale?
Quella sera, in birreria, pensavo a queste cose e vi dirò: non sono arrivato ad una risposta definitiva, forse perché io sono così, originale o demente che sia, ma sono riuscito a compilare un sottobicchiere scrivibile che adesso troverete là, appeso ad uno specchio.
La linea della maturità sentimentale
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/38 Commenti/in Cose che penso/da Alessandro BianchiQuando sono un po’ triste
/39 Commenti/in Cose che penso/da Alessandro BianchiNonostante abbia a cuore questo lato del mio carattere facilmente deprimibile, non mi piace essere triste. A nessuno piace essere triste, credo, eccetto forse ad Adele, che era triste, ha scritto delle canzoni sulla sua tristezza, e adesso è ricca. Tuttavia, il mio organismo da ventitreenne sfigato è cresciuto abbastanza da aver sviluppato alcuni strategici meccanismi di difesa da attuare quando sono un po’ triste.
Poi lo shopping. Dio, che soddisfazione, il comprare, lo spendere, il sentirsi parte di un crudele sistema consumistico. È difficile da fare quando non ho molti soldi, cioè sempre, infatti tento di rimediare con barbatrucchi poco producenti, chiamati Ehi Sara, andiamo alla Gardenia a provarci tutti i profumi? oppure anche Dai Ciuffo, giochiamo a provarci montgomery che non ci possiamo permettere! ma a lungo andare diventa un’attività stancante. Senza contare che il tuo naso va in overdose da essenze.
Allora penso alle piccole cose che vanno bene. Che poi non è facile pensare alle piccole cose che vanno bene quando ci sono le grandi che vanno male, vorrei dire. È molto più facile pensare alle piccole cose che vanno bene quando anche le grandi vanno bene, mi sa. Comunque, cerco di concentrarmi sulle piccole cose, che nel mio caso sono che iniziano le prove di teatro, che ho uno scaldatazza usb per quando arriverà il freddo, che forse forse Kurt e Blaine si lasciano ed era ora, che tra un mese vedrò Florence and The Machine dal vivo, che accanto a me ho una scatola piena di befanini al cioccolato.
Forse non sono così pessimista, no?