La sfiga è furba
1) Devo fare una relazione per il mio corso di Audio Digitale. Ora, si dà il caso che in biblioteca non ho trovato molte informazioni, e anche su internet si trovano documenti o troppo generici o troppo tecnici
La mia vita, più o meno.
1) Devo fare una relazione per il mio corso di Audio Digitale. Ora, si dà il caso che in biblioteca non ho trovato molte informazioni, e anche su internet si trovano documenti o troppo generici o troppo tecnici
Ebbene, i vostri punti interrogativi stanno per ottenere delle risposte. Non tutte, probabilmente, ma lo dico solo perché a me piacciono i finali aperti – tranne quello di Donnie Darko, che è totalmente incomprensibile ed è aperto solo perché l’autore non sapeva come farlo finire.
Comunque, vi ricordate? Il nostro eroe Tredici aveva conquistato i sacri pantaloncini gialli e la sacra maglietta gialla. Mancava solo un accessorio per completare la triade gialla: i calzari. La sfida più difficile, in realtà, e proprio per questo tutti volevano dare la loro opinione: parenti, amici, conoscenti, e anche persone mai viste prima. Ieri mi ha telefonato un tipo che con accento pugliese mi informa che al mercato di Barletta vendono delle Converse tarocche gialle a poco prezzo. Lunedì la cuoca della mensa mi chiede se voglio il formaggio sulla pasta e se porto il 39. “Perché mio nipote te le può prestare!”. Interviene anche la tizia in fila dietro di me, aggiungendo che se avessi voluto avrebbe volentieri spiumato il suo pappagallo Gigione per fornirmi il materiale per tessermi le scarpe da solo.
La mia idea era molto meno aggressiva: comprare delle scarpe bianche alla Stefan (5,80 euro, praticamente regalate) e usare la Coloreria Italiana. Ma mia madre si oppone, perché dice che la lavatrice non sarebbe stata più la stessa. Mamma, è una lavatrice, mica una deportata ebrea. Ma la cara donna non voleva sentire storie.
Stavo già rivalutando l’ipotesi Gigione, quando quel genio incompreso di mia sorella se ne esce con la parola “spray”. Ora dovrei fare una parentesi per enucleare tutti i pregi di mia sorella, ma penso che la salterò, sarebbe troppo breve e inutile e soprattutto non vedo l’ora di sentire mamma a cena brontolarmi che non devi offendere tua sorella sul blog che lo leggono tutti.
E così il nostro eroe si trova a possedere tutte e tre le reliquie gialle: i pantaloncini, la t shirt, le scarpe. Adesso non c’è più niente da fare: Tredici è pronto.
( trovi qui il capitolo 1
e qui il capitolo 2
e qui il capitolo 2 e mezzo )
Scusate, la cosa mi ha effettivamente emozionato tantissimo.
Ma a questo punto del racconto è indispensabile fare un salto indietro nel tempo per capire meglio alcune cose. Okay, in realtà non è davvero indispensabile, anzi è oltremodo inutile, ma ho sempre desiderato usare i flashback!
I sei amici che hanno deciso di andare al Pride hanno pensato di vestirsi ognuno di un colore dell’arcobaleno. Mi fate capire il caspio di motivo per il quale mi è toccato il caspio di giallo che è un colore di cui nell’armadio non ho un caspio?! È andata più o meno così:
Ci – “Se non mi date il rosso non vengo”
U – “Io ho solo vestiti blu”
L – “Verde verde verde verde verde verde verde verde verde”
Ora, capirete che se il rosso, il blu e il verde sono presi, rimangono solo l’arancione, il viola e il giallo. Uno valeva l’altro, per me. E anche per voi, perché non vi preoccupate che avrei potuto farvi benissimo anche la Trilogia del Viola o la Trilogia dell’Arancione, anche se col Giallo viene meglio. Perché, insomma, uno dei princìpi cardine della mia filosofia è che se vuoi fare schifo, devi fare schifo nel peggiore dei modi possibile. Quindi sì, lo ammetto una volta per tutte: io ho scelto il giallo.
Adesso possiamo tornare alla nostra storia. Tredici ha i pantaloncini corti gialli. Ha bisogno di una maglietta. E qual è il posto migliore dove poter trovare una maglietta gialla monocromatica a poco prezzo, oltre al cassonetto della Caritas? La risposta è semplice: asos.com.
Pochi clic, pochi euro, ed anche la seconda reliquia è stata conquistata. Ma manca la più difficile da raggiungere: il paio di scarpe gialle…
E così l’acquisto si conclude. Il nostro eroe Tredici ora possiede i pantaloncini corti gialli di cui ha bisogno che ha trovato superando sfide impossibili. Ma restano da trovare la maglietta e le scarpe…
Stai cercando di smaltire la poltiglia che ti hanno rifilato a mensa. E stai cercando di smaltirla passeggiando per Corso Italia con il tuo amico U.
Ora, caso vuole che nemmeno il tuo amico U. sia totalmente allegro e spensierato, per cui la conversazione che ne esce è una cosa pressoché terribile che suona tipo così:
“Sto male buaaaahhh“
“Anch’io buaaaahhh“
“Mi sembra di stare più male a me però buaaaaahh“
“No ma io di più buaaaahh“
“Sempre uno più di te buaaaaahhh“
Bene. Siamo quasi sul punto di litigare quando U. si arresta. Porta la mano ai suoi occhiali da sole e li solleva con lenta fermezza. Il suo sguardo rivela trepidazione, quella trepidazione che si ha solo in pochi casi. Quando stai per scartare un regalo e speri che dentro la scatola ci sia un modellino snodabile di Sabrina Salerno, per dire.
“Ale, ma lei è…?”
Mi indica un punto ormai alle nostre spalle. C’è una ragazza coi capelli biondo platino. Un giubbetto che le fa assumere una forma sferica da cui partono due gambine “sottili sottili”. Alle spalle uno zaino che sembra un enorme fiocco bianco.
“Ehm. Chi è?”
“…Fiocco di Neve!”
Sto quasi per urlare. Il gridolino da tredicenne mi si rompe in gola. Negli occhi avevo le stesse lacrime che hanno quelle adorabili ragazzine cretine quando Marco Carta vince Amici. Era lei, era davvero lei, il mio mito dell’inverno era lì, che respirava la stessa aria che respiravo io.
Questo per dire che ci sono delle giornate in cui vedere tutto nero è normale. Quasi obbligatorio, a volte. Però poi ecco che succedono queste cose. Stronzatine, sicuramente. Però, se oggi è Fiocco di Neve, chi mi dice che domani, o tra una settimana, o tra un mese, non sarà Lindsay Lohan?
Okay, il fatto che abbia fotografato il termometro con Instagram è indice che la malattia ha colpito pure il cervello |
1. In aula pc, estrarre dallo zaino la banana che ti sei portato per merenda. Le facce sconvolte dei tuoi colleghi ti faranno capire che vivi in una società che non è ancora pronta per le banane.
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