La mia personale e discutibile opinione sui contestatori dei matrimoni gay in Francia

Ora, al di là del fatto che uno possa essere favorevole o contrario – perché sì, ognuno ha le sue opinioni, e anche quelle di merda, bigotte e mentalmente limitate sono pur sempre opinioni – io non capisco una cosa.
Cioè cioè cioè. Carissimi eterosessuali, forse non avete capito: non è che vi tolgono qualcosa. Non è che danno a qualcun altro qualcosa in più di voi. A voi non cambia assolutamente niente. 
Cioè cioè cioè, in pratica succede che voi state scendendo in piazza per protestare contro un diritto che stanno dando ad altre persone. Magari non li vedrete neanche mai, in vita vostra, i gay (cosa che sarebbe auspicabile, chi vi vuole vedere?). 
Voi non c’incastrate una mazza, e però protestate.
Ragazzi, ma non c’avete proprio un cazzo da fare. Voglio dire, se lo sa mi madre vi dà della roba da stirare. Ma insomma, ma chi ve lo fa fare di odiare così tanto della gente che non conoscete? Ma insomma, ma trombate, ogni tanto. Trovatevi un amico di sesso su Ruzzle. Iniziate un corso di cucito per corrispondenza, non so.
Ad ogni modo, oggi la notizia è questa.
E io sono felice e speranzoso.

Anch’io porto pantaloni rosa

Vedi, è successo che un quindicenne si è suicidato, e pare che sia perché era vittima di bullismo omofobo. E in questo Paese in cui esiste il curioso mestiere dell’opinionista, tutti hanno voluto dare il proprio parere. Anche gli idioti, ed è per questo che oggi mi è capitato di leggere cose come Era debole, io venivo preso in giro per gli occhiali ma non mi sono mai suicidato, o anche Se l’è cercata perché se non vuoi morire non te li devi mettere, i pantaloni rosa, o anche, senti questa che è favolosa: Non condivido il suo gesto estremo.

Che forse sono cose un po’ superficiali da dire, e forse il tempo potrebbe essere impiegato meglio, per esempio stando zitti. Ma che ne sapete voi di cos’è essere gay e avere quindici anni. Che ne sapete voi di com’è interrogarsi ogni giorno sapendo di essere sbagliati e sperare (sperare, dico, sperare!) che sia una fase, che passerà. Che ne sapete voi di quanto sono fragili alcuni ragazzi, e di quanto sono crudeli altri.

Vedi, quando dico che è meglio non dire frocio o finocchio o tutta una lunga serie di sinonimi che potete tranquillamente ascoltare guardando Colorado Cafè, non lo faccio perché mi sento personalmente offeso dal fatto che tu mi chiami frocio o finocchio. E magari ci credo che tu non sei omofobo e che quando dici frocio o finocchio lo fai per scherzare, okay.

Ma metti che quando dici frocio o finocchio lì vicino c’è la tua cugina piccola, o il tuo fratellino, o una persona dalla mentalità chiusa o influenzabile o troppo debole. Allora può succedere – e non sto a dirvi tramite quali meccanismi facilmente intuibili – che nel suo cervello chiuso o influenzabile o troppo debole s’insinui inconsciamente l’associazione gay uguale brutta cosa.

Vedi, c’è una cosa proprio semplicissima da capire.
Che se a te non piace il rosa, ma magari preferisci il nero, o il grigio, o il bianco, o il verde macchiato di sugo, o lo zebrato o il leopardato, o il filtro seppia, o il viola, o l’azzurro lapislazzuli, o il fucsia a pois gialli, o qualsiasi altra tonalità di colore consentita dalla legge, vedi, per me non c’è problema.
Ma se a me piace il rosa, io ho il diritto di indossarlo senza che tu mi rompa il cazzo. E non solo. Tu lo devi insegnare ai tuoi figli o ai tuoi studenti, che il rosa è bello quanto il blu. Che ogni colore merita lo stesso rispetto. 

Orgoglio

17.5.2012

( un grazie speciale a mia sorella Elisa che con tanta pazienza 
ha prodotto questo scatto e un altro grazie speciale a Laura 
che è una maga della grafica nonché la creatrice del risultato )

Non c’è da farla tanto complicata. 
Natura, malattie, Dio, …

La questione è molto più semplice.

E cioè: 
ma se a me, o a lui, o a lei piacciono 
i ragazzi o le ragazze o entrambi,
 e non veniamo a rompere le palle a te,
 a te… cosa cambia?