Stamani mi sono svegliato che ce l’avevo a morte con i proverbi.
Durante lo studio mattutino ho provato a dimostrare insieme a una mia compagna di corso che c’era una contradizione tra i modi di dire “Meglio soli che male accompagnati” e “Due è meglio di uno”. Abbiamo pure formalizzato tutti i passaggi (e ho una foto che testimonia ciò!) per poi realizzare che avevamo sbagliato l’ipotesi di base. Infatti, arrivati alla pausa pranzo, il mio guru – che viene dalla facoltà di Matematica e per questo si crede molto figo – ha espresso il suo disappunto per l’assenza di una definizione formale di proverbio, e ci ha mostrato tutte le pecche del nostro ragionamento.
Ad ogni modo, siccome oggi c’ho proprio il pallino dei proverbi, vorrei farvi un altro esempio di come questi siano incompleti e possano portare sulla strada sbagliata. Prendiamo il tanto usato
chi fa da sé fa per tre
Dunque, sappiamo tutti benissimo che il concetto che si vuole esprimere dicendo ciò è: “A volte se si è in tanti a fare una cosa si rischia di fare casino, cosa che non succederebbe se si fosse da soli”. Ora, riflettiamoci. Perché c’è bisogno di dire chi fa da sé fa per tre?! Per la rima?!?! Ma allora sarebbe decisamente più efficiente una cosa come… Boh, non saprei… Ecco: “meglio da me che con te”. Ma il numero tre è un riferimento preciso, Cribbio!
Cazzo, ho detto proprio Cribbio!
Cinquecento flessioni, Ale, forza.
Anf, anf, eccomi. Dicevo: quel tre lì complica tutto, perché rende tutto più scientifico! Non occorre aver dato Analisi II per capirlo, ci arriva anche un bambino di terza elementare, basta aver fatto le moltiplicazioni: se una persona da sola fa per tre persone, due persone da sole fanno per sei. E x persone da sole fanno per 3x. Okay, per quest’ultima espressione magari serve la prima media.
E’ necessario che le persone siano da sole, certo. Perché il proverbio specifica quel “da sé”. Ma non occorre essere dei principi del foro per trovare il cavillo che ci permette di aggirare questa clausola.
Facciamo un esempio pratico: devo fare un dolce. Beh. Una persona sola lavora per tre persone. Non posso mettere un’altra persona a fare lo stesso dolce, perché altrimenti non varrebbe più il proverbio, e sarebbero semplicemente due persone a fare un dolce. TUTTAVIA, se divido i compiti, e dico alla prima persona di lavorare da sola all’impasto, e alla seconda persona di preparare da sola la crema, avrò sei persone (due per tre!) che lavorano per lo stesso dolce! E per lo stesso principio posso mettere una terza persona che lavora da sola al forno, che ne so…
Ora, il dubbio è: se ho tre persone che mangiano tre fette di dolce, in realtà ho nove persone che mangiano tre fette di dolce. Quante fette di dolce devono mangiare nove persone – che in realtà sono tre – per essere sazie?
Ecco. Ora ho fame. Dannati proverbi.
leggere il tuo blog di primo mattino direttamente da lavoro.. mi trasmette un senso liberatorio di tranquillità, gioia e allegria!e ricorda "chi si loda s'imbroda!"
Beh che dire… tante risposte a tante domande… ma nemmeno una seria…Dunque:1) chi ti dice che il proverbio non sia nato… che so, 2000 anni fa? e magari non sia venuto da uno degli apostoli di Gesù? in fondo lo definivano uno e trino, di conseguenza facendo da se, faceva anche per tre…2)il dolce rappresenta la perfetta trasposizione casalinga di una rete di montaggio: in Cina e (in misura estremamente minore) in Giappone si coltiva il riso, e questo richiede una grande quantità di forza lavoro, di conseguenza, per ottenere tot ci volevano tantissime persone, ossia: quel lavoro comportava un uso massiccio di persone, che in ottica capitalista e industriale possono essere definite operai; ora, prendendo esempio dalla costruzione in grande serie e da metodi costruttivi famosi nei campi industriali, quali il fordismo, si può dire con assoluta tranquillità che il detto ha ritrovato limpide speranze nel toyotismo in quanto, in un Giappone devastato dal secondo conflitto mondiale si cercò un sistema di aumentare la produttività pur disponendo di minori risorse, ossia: fare con uno ciò che si faceva con tre…3) il fatto che la torta sia per tre ma che si ritrovino a mangiarla in nove ben si sposa col problema della fame nel mondo, infatti, come per il tuo problema, nemmeno per la fame nel mondo si è ancora trovata soluzione… dar da mangiare a nove bocche con le razioni di tre, oltre a far scontenti tutti e nove, fa scontento pure te che non hai risolto il problema e li hai fatti morire di fame… criminale…Bene… per essere le due di notte direi che in quanto a stronzate ci siamo…
Diciamo che uno potrebbe comprarsi una torta e mangiarsela da solo, riducendo il problema ai minimi termini… 😛