Piccola (paracula) premessa. Metto le mani avanti. Ho avuto il mio periodo-Liguabue, in cui ascoltavo praticamente solo lui. Sapevo a memoria le canzoni e trovavo che le parole fossero particolarmente adatte per la mia sensibilità, nonostante già allora riconoscessi una noiosa ripetitività nelle melodie. Ed è proprio questo che mi ha fatto allontanare da lui: il fatto che tutte le canzoni – le ultime specialmente – mi sembrassero uguali. Ed è innegabile che lo fossero. Credo che sia naturale che dopo tanti anni di carriera un artista consumi la propria ispirazione. Penso che a un certo punto uno si debba chiedere se continuare a produrre, sfruttando gli stessi passaggi e i trucchetti che piacciono al pubblico, oppure se farsi da parte. Io stimo il cantante che si fa da parte. O per lo meno: li stimerei, se ce ne fossero.
Invece, pare proprio che l’unico modo per un cantante di finire la sua carriera in bellezza sia la morte. Gli autori che sono morti precocemente hanno lasciato un repertorio di canzoni in cui non si trova un periodo finale mediocre.
Per questo invito Vasco Rossi ad uccidersi.
No, sto scherzando. Anche se sono serio quando dico che lui è uno di quelli che dovrebbe veramente togliersi dai piedi: lasciarci un bel ricordo delle sue canzoni, invece di continuare a girare per radio proponendo pezzi insulsi.
E Max Pezzali, e Jovanotti, e Ligabue.
Ecco, torniamo a Ligabue, appunto. Dopo la sua ultima raccolta (dai terribili inediti quali Niente paura e Buonanotte all’Italia) mi ero definitivamente convinto che avesse esaurito l’ispirazione. Ho dovuto procurarmi il suo ultimo album, Arrivederci, mostro! perché voleva ascoltarlo mio padre. E, visto che la mia fornitrice ufficiale di musica al momento mi passa solo elettronica, ho pensato di ascoltarmi questo nuovo album.
“Robe” già sentite, sicuramente. Sono canzoni molto molto studiate e molto poco ispirate. Specialmente dal punto di vista musicale percepisco un rock un po’ troppo calcato, volutamente aggressivo. Invece mi hanno fatto una buona impressione i testi: non contengono le solite parole (sole cuore amore) ma riescono comunque ad essere naturali, non eccessivamente ricercati.
Propongo questa canzone. Si chiama La linea sottile.
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