La questione non è essere o non essere. Non è mai stata davvero la questione per nessuno, quella.
Nell’episodio che sto per raccontarvi la questione potrebbe invece ricondursi all’essere sfigati o non esserlo, ma con un abile stratagemma narrativo che nel linguaggio tecnico si chiama promessa e che serve per incuriosire lo spettatore dandogli un motivo per seguire la storia fino alla fine vi anticipo che non è nemmeno questo, il punto.
La questione non è la serie di eventi che comincia con l’orario assassino di questa settimana di lezioni per il quale non riesco a trovare altro giorno per andare a fare la spesa se non l’ultimo del weekend, durante il quale il cielo non è esattamente sereno come è stato fino al venerdì ma non si preannunciava nemmeno troppo catastrofico, con quel solito alone grigio che separa Torino dal sole.
La questione, dunque, non è la puntualità con cui un cataclisma atmosferico, che i meteorologi stessi si rifiutano di chiamare pioggia data la portata e la forza dell’evento, si è abbattuto su di me non appena, carico di borse, ho messo piede fuori dalla Lidl, bensì che, nonostante gli dèi o il caso o la sfiga cosmica abbiano mandato un temporale ad accompagnarmi precisamente per il tragitto dal supermercato a casa, io avevo l’ombrello.
La fortuna, a volte, si impara.
Articolo smart. I liked it!Comunque sfatiamo una volta per tutte questo mito: sfigati si nasce. E ci si resta. A vita.(Purtroppo.)
ognuno ha le questioni sue. per il resto che dire? tu hai evidentemente una vita avvincente. essere o non essere soddisfatti, forse dipende dal materiale di partenza.
In ogni varia situazione si può esser sfigati, ma ci sarà sempre quella dove uscirai top!
E poi, oh, gli sfigati sanno scrivere. Non è mica per tutti eh!
@Mareva nel senso che tutti gli italiani scolarizzati sono sfigati? puo' essere.