Caro me di novant’anni,
ciao.
In realtà non so se esisterai. Qua sulla Terra abbiamo appena scoperto che mangiando la pancetta si muore, e io non credo di essere disposto a rinunciare a un bene così grande. I vegani hanno vinto, e molto prima di quanto loro stessi si aspettassero. Spero che questa lettera arrivi solo a te, perché ho scoperto che nel Duemilaquindici si prendono praticamente tutti sul serio, e non è possibile fare dell’ironia senza aggiungere subito dopo che si sta scherzando.
Dunque, nonostante io, mansueto ma ostinato carnivoro, non possa essere certo che esisterò ancora tra una sessantina d’anni, provo lo stesso a scriverti qualcosa. È molto difficile interloquire con un essere umano al giorno d’oggi, a meno che l’argomento di conversazione non abbia a che fare con Valentino Rossi, ma temo di essere l’unica persona della penisola a non sapere che caspita sia successo al mondo del motociclismo, quindi capirai che mi sento un po’ solo: ecco perché ho deciso di scriverti.
Chissà che aspetto avrai. Ho il timore che sarai un po’ grasso, abbandonato da tempo da quell’invidiabile metabolismo che un tempo ti rendeva magrolino e praticamente invicibile. Ma sì, la mia parte pessimista, cioè la mia persona nella sua totale integrità, ti immagina svaccato, svaccato ma tutto sommato sereno. Con ponderata sapienza hai accolto la bruttezza, la pancia, la stempiatura, le rughe e tutto il resto. Chissà se sarai ancora pessimista, chissà se avrai un briciolo di cultura vera o se terrai seminari sulle popstar alle università. Chissà che musica ascolterai, a proposito. Probabilmente Adele avrà pubblicato il suo quattordicesimo album dal titolo 87 e Madonna sarà ancora a ballare come una pazza sui palchi di mezzo mondo, dato che la scienza sarà così evoluta da aver trovato finalmente il modo per tenerla in vita.
Chissà se sarai sposato. Chissà se l’Italia sarà pronta, per allora, a riconoscere l’amore tra due persone dello stesso sesso. Chissà se avrà superato l’ignoranza e il qualunquismo di oggi, o se ci sarà ancora chi dirà, nei bar come su facebook, che “ci sono altre priorità”, prima di tornare a occuparsi di Valentino Rossi e della Juve. Chissà se la gente dotata di cervello continuerà a sgrillettarsi su futili questioni filosofiche pur di non schierarsi definitivamente dalla parte della Storia.
Chissà quanti libri meravigliosi avrai letto, quante storie ti sarà venuto voglia di raccontare. Chissà se ci sarà ancora qualcosa in grado di commuoverti, o se avrai visto così tante cose che sarà impossibile sorprenderti. Chissà se la Bellezza riuscirà a stregarti e salvarti ancora.
Chissà quando avrai superato l’insicurezza, e chissà se ci saranno stati momenti in cui il mondo sembrava davvero casa tua.
Io spero che quando leggerai questa lettera sarai circondato dagli stessi amici che ho io adesso. Sono piuttosto sicuro che tra poco chiamerai Ciuffo e Giuli, e Elisa, per dir loro che hai ritrovato una lettera che ti sei scritto sessantaquattro anni fa. Spero che non avrai dimenticato come si stava. Sono certo che la vita non ti avrà fatto cambiare idea sulla bontà, che è disarmante.
Con affetto,
Dovremo scriverci tutti lettere come queste. Per raccontarci chi eravamo e per capire chi siamo diventati.:-*
giuro che ti rubo l'idea…
Mi hai ricordato un sito carinissimo che ho scoperto molto tempo fa (ovviamente non ho resistito e ovviamente non ricordo più in quale futuro remoto-prossimo-anteriore (?!) riceverò la mia lettera)… https://www.futureme.org/ facci un pensierino e buon divertimento 😛
Giuro che la rubo anche io…=P
Sembra fico!
Esatto… 🙂
Fate, fate! 🙂