Da qualche mese i miei genitori hanno preso un cane.
È un jack russel a chiazze marroncine che, dopo svariate tavole rotonde, è stato chiamato Lea. La scelta del nome è stato un passaggio delicato che ha richiesto una fitta comunicazione su whatsapp, accesi meeting frontali e skype call internazionali sull’asse Lucca – Torino – Bonn. Alla fine, nonostante lo stuolo di appellativi proposti da me e mia sorella, i miei genitori hanno deciso per il nome che piaceva a loro, attraverso una politica decisionale che ricorda abbastanza precisamente i meccanismi di voto del Movimento Cinque Stelle.
Comunque, Lea ha conquistato i cuori di tutti, e anche le mie pantofole.
Per aiutarvi a tracciare un profilo psicologico del cane dei miei genitori, elencherò ora alcuni importanti tratti distintivi della sua personalità.
- Quando c’è il temporale e sente un tuono, si mette ad abbaiare. Non sembra impaurita, bensì più incazzata. Come se stesse urlando “Oh, ma che è tutto ‘sto casino?”
- Le pantofole sono il suo cibo preferito.
- Ha capito come si sale sul divano proibito, ma non sa che noi lo sappiamo.
- Dorme così:
- Scondizola sempre.
- Ogniqualvolta qualcuno fa tintinnare un bicchiere, lei scatta e va sulla sua coperta in cucina, perché ha capito che quello è il suono che fa il cucchiaio che sta trasportando la sua pappa.
Ora, se siete stati bene attenti avrete capito come Lea sia dotata di quella tenerezza intelligente che ritrovo solo in alcune tipologie di umani, come i quindicenni che ascoltano death metal o le seconde classificate a Miss Italia che fanno finta di essere contente per la vincitrice o gli attori degli Anni Novanta che vanno all’Isola dei Famosi. Ma c’è una cosa che ho imparato da questo cane, che naturalmente avrebbe un blog meno ingenuo di questo se esistessero i blog di cani ma poiché i blog di cani non esistono vi beccate il mio, in tutto il suo essere metaforico e didascalico.
La cosa che ho imparato da Lea è il suo rapporto con le cose nuove. Se c’è una cosa che vede, lei di default la morde. Già questa è un grosso elemento distintivo tra me e lei. Poco fa non riuscivo a mordere la torta salata che ho cucinato, ma forse questo ha più a che fare con il mio talento in cucina che con l’approccio alla vita. Comunque, in giardino abbiamo una pianta di limoni. Qualche settimana fa, mi hanno detto che Lea ha trovato un limone caduto, e chiaramente l’ha morso. Ha sentito il sapore aspro, e la sua prima reazione è stata quella di scappare. Poi ha cambiato idea: è tornata indietro e gli ha abbaiato, al limone. Serafica, decisa, quasi inglese. Perché ai limoni che fanno paura, bisogna soltanto abbaiare.
Roba affine
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bell’articolo, mi ricorda tanto il mio piccolo cucciolo di schnauzer, stessi comportamenti!!
Perché i nostri amici a quattro zampe (espressione che amo molto, mi sembra di tornare negli anni Novanta) sono tutti un po’ speciali!