Non so quale sia stato il momento migliore di Lucca Comics & Games 2016.
Forse è stato alla conferenza di Silvia Ziche e Sio, quando un bambino di dieci anni al massimo ha introdotto la sua domanda dichiarandosi un esperto conoscitore di Silvia Ziche, di cui ha letto l’opera completa. Quel bambino potevo essere io.
Oppure il momento più bello di Lucca Comics & Games 2016 è stato il concerto di Cristina D’Avena, nota nel mondo discografico per avere i fan più agguerriti di tutti che pogano sulle note di Jem e le Holograms manco fosse death metal.
Il momento migliore di Lucca Comics & Games 2016 forse è stata la rincorsa a Zerocalcare che doveva prendere il treno ma Francesca aveva bisogno dell’autografo, ne aveva proprio bisogno perché probabilmente non lo avrebbe più rivisto in vita sua, ma al contempo non voleva disturbarlo, accollarsi, rompere le palle nemmeno un pochino. Poi lui si è fermato lo stesso, e le ha pure scritto “Ciao Fra” sulla sua copia del fumetto.
No, il momento migliore di Lucca Comics & Games 2016 è stato quando seguivo la marcia zombie di The walking dead che sfilavano a centinaia per le vie del centro spaventando la gente disposta ai lati della strada. E un signore, vedendo che ero vagamente più colorito, ha detto “Ah, ecco, questi sembrano messi un po’ meglio”.
Il momento migliore di Lucca Comics & Games 2016 è stato rendersi conto che tutta quella sottocultura nerd che una volta era stramba e sfigata e di pochi svitati, oggi è ufficialmente e orgogliosamente parte del patrimonio del mondo pop.
Ma alla fine il momento migliore è stato vedere i bambini e le bambine, ma anche gli adulti e le persone anziane, vestiti da supereroi. La dimostrazione che il mondo ha bisogno di storie per dare un senso a sé stesso.
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