Stefano Gabbana non è gay. No. È l’umidità.
Stefano Gabbana non è gay. E io sono la regina delle fate.
Stefano Gabbana non è gay. O forse è meglio dire: Stefano Gabbana è ricco e stronzo, perciò non gliene può importare un beato cazzo di essere definito gay. Non vuole proprio essere chiamato gay, vuole poter esprimere la sua arte e vendere i suoi vestitini come e quanto gli pare, e se questo significa realizzare un outfit per Melania Trump, moglie del nuovo Presidente che ha incentrato la propria campagna elettorale sull’odio nei confronti delle minoranze e dichiaratamente ostile ai diritti degli omosessuali, Stefano Gabbana vuole poterlo fare senza seccature come le battaglie LGBT.
Stefano Gabbana non è gay. Non nel senso politico del termine, almeno. Preferisce essere chiamato “uomo”, perché questa è una definizione che lo fa rientrare in una maggioranza.
Stefano Gabbana non è gay. Nel senso che può permettersi di auto definirsi come gli pare, e d’altronde quella di appoggiare delle battaglie per i diritti degli omosessuali non è una scelta facile. Lui non ne ha voglia, perché proprio la questione LGBT non la sente propria, ed evidentemente ha scelto di appoggiare altre battaglie. Come quelle che vuole fare Trump in Medio Oriente, ad esempio.
Stefano Gabbana non è gay. Tuttavia, se a qualcuno ancora non l’avesse compreso, è la dimostrazione vivente che gli omosessuali sono davvero uguali agli eterosessuali, fatta eccezione per la questione sui genitali con cui gli piace avere a che fare. Omosessuali uguali agli eterosessuali anche per stupidità e bruttezza interiore, ebbene sì.
Stefano Gabbana non è gay. Ognuno ha il sacrosanto diritto di raccontarsela come gli piace di più.
Stefano Gabbana non è gay. Ma i cazzi li prende come tutti quanti.
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