Grazie, ora legale, che mi permetti di godere del sole anche infrasettimana.
È con questo atteggiamento, risultato della fusione tra San Francesco e Spongebob, che mi accingo a salire sul tram 15. Adesso sui tram di Torino bisogna “bippare” per forza anche se hai l’abbonamento (avete notato come qualsiasi azienda che si occupa di trasporto pubblico sembri sempre impegnata nello studiare nuove tecniche per romperti il cazzo? poi magari sono tutte brave persone e fanno beneficienza e chiudono sempre il dentifricio col tappino, ma insomma pare che passino il tempo in ufficio a studiare metodi per complicare la vita ai clienti) quindi, mentre tutti gli altri si siedono, io sono impegnato a tirare fuori la tessera e smarchettarla nell’obliteratrice.
Scusate, no, devo fare un’altra parentesi su questa cosa dell’abbonamento, ché mi è rimasta qui. Ora, io capisco che ci sia bisogno di comprendere quali corse sono più frequentate perché così si tagliano quelle che non servono a nessuno (e che sicuramente serviranno a me una volta che saranno abolite), ma il dover mostrare di aver l’abbonamento mi imbarazza. Da quando è in vigore questa nuova regola, mi dirigo alla macchinetta per convalidarlo con una certa vergogna. È come se avere l’abbonamento fosse da borghesi, e in qualche modo ci tengo al mio status da povero, che dimostro ad esempio andando in giro vestito come un incrocio tra Oliver Twist e quella tossica che in Via Po inveisce contro il Sistema.
In effetti, io faccio l’abbonamento al tram solo perché altrimenti avrei l’ansia di trovare il controllore, ed è un’ansia di cui sinceramente non ho bisogno nella mia vita. Quei 40 euro mensili per sette fermate di tram li eviterei volentieri, ma sono il mio xanax, il mio shottino di tequila, capite? Il mio spiccato talento in problem solving (ce l’ho, è anche una mia competenza su LinkedIn che svariati di voi hanno confermato) mi ha permesso di risolvere la cosa assestando un secco colpo di tosse ogni volta che convalido l’abbonamento, in modo che solo le persone più vicine alla macchinetta possano percepire il BIP che testimonierebbe la mia collusione con il potere.
Ecco, ora che abbiamo chiarito alcune cose possiamo andare avanti con il racconto.
No, scusate, non ce la faccio, mi è venuta in mente un’altra cosa da dire a riguardo. A pensarci bene, è molto meno borghese avere l’abbonamento che avere l’ansia. Cioè, se dovessi costruire un ipotetico borghesometro, cosa che non farò perché mi sento già abbastanza sfigato così, nella scala da “fan di Alessandra Amoroso” a “scrive per Monocle”, l’abbonamento del tram si posiziona a un livello molto meno importante dell’ansia. L’ansia, quella finta tipo quella per i controllori, non intendo quella vera che poi sfocia negli attacchi di panico e tutto, quell’ansia lì ormai è di dominio borghese.
Al pensiero sto male. Dio, per fortuna che sono povero e ho l’accento toscano.
Torniamo alla mia storia, ok?
Salgo sul tram relativamente bendisposto nei confronti della vita, e mentre oblitero l’abbonamento gli altri passeggeri mi soffiano tutti i posti più vicini. Rimangono solo i sedili sul fondo, che solitamente prediligo perché ti offrono meno distrazioni se vuoi leggere o scorrere i manzi su Instagram, solo che stavolta nel sedile dietro a quello libero ci sono due ragazzi e un pitbull.
Ora, evviva tutti gli animali del creato, ci mancherebbe, Dio è in ogni cosa eccetera eccetera, ma per apprezzare esteticamente i pitbull c’è davvero da fare uno sforzo. Io già faccio fatica coi carlini. Vabbè. Sarebbe troppo borghese non sedersi solo perché c’è un pitbull dietro di me, già mi immagino la Brambilla suonarmi il citofono inviperita e Licia Colò che si dà fuoco in diretta Facebook per protesta. Mi seggo.
Con la coda dell’occhio vedo uno dei due ragazzi che si piega verso il cane e gli fa: “Ehiii, buono eh, Reagan”. L’altro tipo picchietta con le dita sul vetro per attirare l’attenzione di una donna vestita di stracci seduta sotto una pensilina, e gli urla una cosa tipo: “Minchia, fai schifo”.
L’aneddoto finisce qui. Con il sottoscritto che tutto sommato è sollevato dall’idea di posizionarsi, in quell’ipotetico borghesometro, forse dopo un sacco di persone presenti sul tram 15, ma sicuramente prima di due esseri umani e un pitbull di nome Reagan.
Le gif in questo post sono di Nicola Gastaldi
Roba affine
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A casa i ragazzi hanno un altro pitbull di nome Silvio B. Spiritosi, loro. Tre settimane fa, e dopo due anni, ero a Torino. Mi sono accorto che nel frattempo i cani si erano insinuati nei ristoranti. Sorprendente di scoprire torinesi nevrotici, ne.
Che ci vuoi fare, è un mondo cane… 🙂