Avere l’influenza in primavera può avere tanti aspetti positivi: per esempio, puoi instagrammare il Froben e diventare così influencer di sciroppi. Puoi farti il latte caldo col miele e non sentirti fuori luogo. E soprattutto, hai un sacco di tempo, che differentemente avresti speso divertendoti e avendo una vita sociale, per guardarti quella nuova serie tv di Netflix che attira tanto la tua attenzione.
Si dà il caso che il mio nickname nel meraviglioso mondo di internet (da Zucchero Sintattico a Twitter, da Spotify al profilo su Grindr) sia Tredici, come la serie che giovedì scorso è uscita su Netflix, che ho iniziato solo per questa curiosa e anche un po’ antipatica omonimia, e che ho finito ieri sera, dopo tre giorni di malato e incessante bingewatching, in un mare di lacrime.
Senza spoilerare niente,
vorrei consigliare a tutti coloro che hanno a che fare con degli adolescenti di vedere Tredici. Thirteen reasons why, è il titolo inglese. E c’è pure il libro, anche se ho letto che l’intreccio è meno articolato della serie. Parla di una diciassettenne americana che si suicida, ma prima di farlo registra su dei nastri i tredici motivi che l’hanno portata a togliersi la vita. Parla di bullismo, cyberbullismo, violenza, omofobia, giudizio, depressione, responsabilità.
Ora, è necessaria una breve premessa. Se vi interessa una serie perfetta sotto tutti i punti di vista, se giocate a fare i critici cinematografici, se scrivete per Rivista Studio o se sognate i silenzi dei film francesi, be’, lasciate perdere, compratevi il cofanetto dei Soprano, fate quello che vi pare ma non guardate Tredici – altrimenti finirete per lamentarvi su Facebook di quanto faccia schifo la nuova serie di Netflix sul bullismo (sempre che non sia per questo che guardate le cose: per criticarle).
Adesso che la mia acidata l’ho detta, ecco i tre motivi per cui vi consiglio questa serie.
1
Perché parla di giovani ai giovani. Parla davvero col linguaggio degli adolescenti, è strutturata davvero per dei ragazzi; non come altri tentativi simili ma totalmente fuori fuoco (vedi alla voce Noi siamo infinito, che sarà pure un capolavoro di colori pastello ma serve solo agli hipster per sentirsi meno ridicoli). Per parlare di bullismo ai bulli, di omofobia agli omofobi, di violenza ai violenti, bisogna, credo, rinunciare a qualche capriccio di forma per arrivare alle orecchie giuste in maniera più diretta. Se i film sul bullismo se li guardano solo i professori di filosofia amanti di Nanni Moretti, il bullismo rimane. Per questo consiglierò a tutti i miei amici insegnanti di guardare Tredici: perché lo consiglino a loro volta ai loro studenti.
2
Perché parla anche di adulti, ma sempre attraverso gli occhi degli adolescenti. E non ritrae gli adulti in modo terribile, anzi. Mostra quanto ci provino, quanto sia difficile essere adulti e avere delle responsabilità. Mostra, se volete, anche gli errori che facciamo.
3
E perché, come dice, a un certo punto, il protagonista:
Deve migliorare.
Il modo in cui ci comportiamo con gli altri
e ci prendiamo cura degli altri.
In qualche modo, deve migliorare.
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