Per la prima volta, quest’anno ho dovuto fare la dichiarazione dei redditi.
Da questo incipit si possono arguire due concetti: il primo è che ho dei redditi da dichiarare, che comunque non è male perché vuol dire che sono un bimbo indipendente che si può comprare il cibo e il succo all’ananas per continuare a sopravvivere.
Il secondo è che ho dovuto scegliere a chi destinare l’8 per mille. O meglio, sono dieci anni che ho scelto a chi destinarlo, e cioè da quando il mio professore di italiano del liceo entrò in classe borbottando di aver donato il suo 8 per mille ai valdesi perché non sopportava più la pubblicità dei cattolici.
La Chiesa valdese ha almeno tre caratteristiche degne di nota:
1. non è la Chiesa cattolica che, oltre averci rintronato per anni con quell’odioso spot con i bambini neri poveri ma sorridenti, utilizza più del 75% di quello che riceve dall’8 per mille per il sostentamento del clero e gli interventi di culto, e nemmeno un quarto degli introiti vanno nei progetti caritativi;
2. non è lo Stato, a cui sono già andati uno sproposito di contributi che sono felice di aver dato perché le tasse sono bellissime e ci si pagano i servizi e le cose per chi ha bisogno etc etc;
3. è la Chiesa valdese, cioè un movimento che destina praticamente tutto quello che ricava dall’8 per mille in interventi caritativi, un’organizzazione in cui non c’è il celibato, i pastori possono sposarsi, il 30% di essi sono donne e si dichiara a favore delle unioni omosessuali, di cui celebra anche i matrimoni.
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