Giugno. L’afa asfissiante, le zanzare, le repliche di Don Matteo, le foto su Facebook di gambe sulla spiaggia mentre te lavori, i servizi del TG1 sullo stare in casa nelle ore calde e i protoomofobi che dicono che il Pride è una carnevalata.
Dubito che qualcuna di queste persone possa finire a leggere questo blog (il bar o commentare i link di Repubblica è più facile, probabilmente), ma ho pensato di creare un prontuario di risposte, nel caso questi individui fossero disposti ad accettare idee diverse dalle proprie (magari idee di qualcuno che la causa LGBT la prende più seriamente di una pausa caffè).
Ecco quindi, la lista commentata delle cazzate utilizzate dagli omofobi o dagli ignoranti o dai gay-che-non-hanno-capito per screditare il Pride.
LISTA DELLE CAZZATE USATE PER SCREDITARE IL PRIDE
Mica c’è l’etero Pride!
Forse perché non ce n’è bisogno? Perché gli etero non sono discriminati?
Non capisco perché una manifestazione sull’essere gay.
Perché le persone della comunità LGBTQ+ sono discriminate da secoli: significa che spesso subiscono trattamenti diversi in ambiti sociali (come a scuola, o sul posto di lavoro), non godono degli stessi diritti degli eterosessuali e vengono offesi per il solo fatto di essere gay. Per secoli, e a volte ancora oggi, la reazione è stata quella di reprimere la propria sessualità fingendosi etero. Il Pride serve per dire che è bello che ognuno sia come è.
Ora che avete anche il matrimonio, non c’è niente da manifestare.
A parte che il matrimonio non ce l’abbiamo, abbiamo delle sbiadite formazioni sociali specifiche o unioni civili. Ma non è solo il matrimonio che ci interessa: vogliamo esattamente tutti i diritti che hanno le coppie eterosessuali, adozione compresa. È ancora necessaria, purtroppo, una legge contro l’omofobia. E finché in tutto il mondo non avremo gli stessi diritti, scenderemo in strada per il Pride.
D’accordo, ma perché i carri, i vestiti eccentrici, la musica, il casino?
Il Pride non è una processione. È una manifestazione che si basa sul concetto che ognuno dovrebbe essere felice della propria sessualità. Questa felicità la esprimiamo così: con i carri, con le drag queen, con gli arcobaleni, con le canzoni e con nemmeno l’ombra del senso di colpa.
Ma se volete fare vedere che siete uguali agli altri perché non ci andate vestiti normali? Io sono gay, e mica vado a lavoro vestito di paillettes o con la tutina di pelle.
Per prima cosa: sono le differenze, e non la normalità, a essere al centro del Pride, perché le differenze esistono e sono una ricchezza, non qualcosa da emarginare. Ma soprattutto: noi non vogliamo far vedere che siamo uguali agli altri. Chi sfila al Pride vuole mostrare al mondo che non si vergogna di com’è: gay, lesbica, bisex, trans, etero, stramboide, sexy, cesso, feticista, nano, rosso, a pallini, etc.
È una carnevalata!
È cultura. Che lo si voglia o no, il Pride celebra una ricorrenza importantissima per la comunità LGBT: i moti di Stonewall del 1969, il primo momento della Storia in cui qualcuno di noi non ha avuto paura di mostrarsi per quello che è. Da quel momento, piano piano, è cambiato tutto. Ed è ancora in cambiamento. Per ricordarci che di quella lotta (che è ancora in corso!) c’è il Pride. E lo celebriamo così, prendendo tutti gli elementi che contraddistinguono la cultura queer: i colori, la musica, il pop, l’esagerazione, l’annientamento dei tabù.
È un’occasione per stare nudi.
No, quello è il caldo (il mese del Pride per eccellenza è Giugno, e di solito c’è un’afa bestiale).
È un’occasione per scopare.
Al Pride?! Ma ci sei mai venuto, al Pride?
Pride vuol dire orgoglio. Credete di essere meglio degli etero?
Crediamo di non essere peggio.
Non capite che facendo così fate solo peggio? Non fate una buona impressione sulla gente, con il Pride.
Di nuovo: lo scopo del Pride non è fare bella figura. Lo scopo del Pride non è chiedere di essere accettati. Marciamo perché non ci vogliamo più vergognare della nostra sessualità o del nostro modo di essere. Li abbiamo repressi per anni, e non è stato giusto: ora invece siamo in strada a dire che ci siamo e siamo perfettamente a nostro agio così. Non ci vergogniamo di niente, noi. Non è il messaggio migliore che possiamo dare?
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Per lungo tempo ho avuto paura di essere me stessa perché i miei genitori mi hanno insegnato che c’è qualcosa di sbagliato nelle persone come me. Qualcosa di offensivo, qualcosa da evitare o addirittura di cui provare pena, qualcosa che non ameresti mai. Mia madre è devota a San Tommaso d’Aquino, dice che il Pride è un peccato. San Tommaso considerava l’orgoglio come la regina dei sette peccati. Odiare non è un peccato presente in quella lista, e neanche la vergogna. Avevo paura di questa parata perché desideravo profondamente farne parte, così oggi partecipo al Pride per quella parte di me che aveva paura e per tutte le persone che non possono farlo. Le persone che vivono la stessa vita che io vivevo prima. Oggi partecipo per ricordare che non sono solo un io, sono anche un noi. Noi partecipiamo con orgoglio, quindi fanculo Tommaso d’Aquino!
Roba affine
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Ora, io sono una persona tollerante e capisco che ogni individuo possa cercare un significante provocatorio, un comportamento anticonformista per rimarcare la sua unicità, per comunicare la sua irripetibile individualità, qui però si va contro la natura delle cose! Quella bandiera nella gif animata È AL CONTRARIO! Io non ho nulla contro gli arcobaleni secondari, mi è anche capitato di fotografarne qualcuno (anche se, ammettiamolo, quando si vedono sono sbiaditi e scialbi), ma credo che ci vorrebbe più rispetto per gli arcobaleni… NORMALI.
Oh, a scanso di equivoci… il mio intento era satirico, eh?!
Ahahahahahah! Io proprio non capisco questa ignoranza: è tanto difficile capire che il rosso vada sopra e il viola sotto?!
Sapete cosa trovo veramente fantastico (o avvilente, o entrambe le cose a seconda del grado di cinismo dettato dalle mie gonadi o dalle mie maledette, maledette amigdale)? Il concetto che molti hanno di ‘natura’. Potrei tediare molte persone per interi quarti d’ora con i dettagli del mio stolido pensiero, ma mi limiterò alla questione degli arcobaleni. ‘In natura’, gli arcobaleni hanno il rosso all’esterno e il viola all’interno, giusto? Un arcobaleno ‘al contrario’ è quindi ‘contro natura’! Peccato che la natura sia molto più complicata dell’idea a cui [sic, me ne fotto se ‘cui’ in latino era il dativo di ‘qui’, io dico “a cui” perché mi piace di più e mi sembra più comprensibile!] noi ci riferiamo con la parola ‘natura’. Infatti, ‘in natura’, ci sono arcobaleni e arcobaleni: gli arcobaleni secondari, meno conosciuti, meno visibili, meno frequenti, MA SEMPRE ARCOBALENI, hanno pur sempre il viola all’esterno! Comunque, cercando su Internet, pare che Gilbert Baker, l’ideatore della bandiera, abbia dichiarato esplicitamente che può essere orientata in entrambi i versi. Non so se sia vero – sono troppo pigro [e ubriaco] per trovare una fonte autorevole da citare – ma mi pare parecchio sensato. O mettici un po’ un toppino, vai.
Io trovo bellissimo che tu abbia fatto questa ricerca. Meriti tantissimi arcobaleni, al dritto, al contrario, coi colori mischiati, insomma, il vincitore del rainbow award 2017 sei tu!
Guarda, ti ringrazio per le tue parole tanto gentili, ma devo farti avvertito del fatto che inizialmente il mio scopo non era altro che recare nocumento – gioviale e benevolo, ma non di meno nocumento, alla discussione (in somma, volevo rompere un po’ le palle). Vista la bandiera con il viola in cima, mi sono riproposto di stigmatizzarla – ironicamente – prescindendo da tutte le cosiderazioni presenti nell’articolo, come se un simile, trascurabile ‘errore’ fosse più rilevante di tutti gli altri discorsi. Poi mi sono chiesto se il tipo (la tipa?) che reggeva la bandiera non l’avesse deliberatamente messa con il viola sopra (‘al contrario’, possibiltà questa prevista da Baker), pensando una cosa tipo: “ma io ‘sta bbandiera l’appendo come cazzo me pare!”. Infine ho pensato che l’intero mio commento, riprovevolmente pretestuoso, e a prescindere delle intenzioni della persona che sventolava quella bandiera, potesse essersi trasformato, suo malgrado, in qualcosa di satirico (ecco perché mi sono permesso di usare una parola tanto importante!), di satirico sull’individualità, sull’identità e sulla… NATURA.
ACCIDENTI AGLI ALCOLIST!! (Ne faccio parte quindi non è un commento discriminatorio, secondo un ragionamento che Chomsky ha definito “del menga” ma che pur sempre viene usato).
Spiegazione: sono stato mezz’ora a rispondere al commento, ma ho sbagliato a scrivere l’email (una virgola al posto di un punto!) e ho perso l’intero messaggio. L’ho riscritto – non ricordandomi, ovviamente, le parole originali, ma invece di ‘Tomastel’ come nome ho scritto ‘Tomstel’… sempre hanno avuto ragione coloro i quali gridavano dalle finestre: “A LETTO I BRIAI!!”