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Se ancora mia mamma non ve l’ha detto, mi sono trasferito a Milano per lavoro.
A Milano trovare casa è un’odissea. Fai prima a costruirtela, dico davvero. Io non avevo tempo, così ho passato quattro giorni nella ricerca frenetica di una dimora. All’inizio ero partito molto esigente: “voglio un monolocale spazioso, con cucina luminosa, letto matrimoniale e vista sulla Madonnina, spendendo massimo massimo 500 euro di affitto tutto incluso”. Certo. Un’idea realistica per Narnia, forse, ma non per Milano.
A Milano gli affitti costano tantissimo, e generalmente si riferiscono a dei tuguri. Potrebbero ambientarci un reality di sopravvivenza, in una di queste case. Ho visto annunci di posti sporchissimi e illuminati male che voi non avete idea. Stanze piccole, senza luce, di cui non trovavo la foto del letto. Perché il letto era dentro l’armadio. E la cucina un fornello a gas da campeggio messo su un tavolino. Con spese di condominio a 120 euro.
Quindi mi considero molto fortunato ad aver trovato una singola in un appartamento condiviso, con delle finestre e ben quattro fornelli.
Vivo in una zona che comunica un notevole senso di sicurezza, e che per questo ho ribattezzato Narcos. La prima sera stavo cercando un supermercato dove poter comprare qualcosa da mangiare per cena e ho chiesto informazioni a quello che credevo un distinto signore che mi comunica, con un accento russo sinceramente affranto, che c’è un Carrefour aperto 24 ore dall’altra parte della strada ma, purtroppo, non vendono alcolici dopo le 20. Bene ma non benissimo, ecco.
Poi c’è il vecchio pazzo che tutti i giorni arriva alla fermata dell’autobus chiedendomi se aspetto l’autobus. “Eh… Siamo qua…” E allora mi dice, afferrandomi il braccio, che l’autobus è in ritardo perché l’autista è una troia e ha fatto un incidente. La prima volta il mio animo femminista ha cercato di spiegare che gli incidenti capitano e che non si dovrebbero chiamare le donne così. Il giorno dopo il vecchio pazzo ha ripetuto la stessa storiella, e anche il terzo, e da lì ho capito che il vecchio pazzo è davvero pazzo, nel senso clinico del termine.
Quindi vivo a Narcos, che pullula di pazzi, ubriachi e spacciatori. Ma mi sto ambientando.
Sono sicuro che, avendo un po’ di tempo libero per girarla, Milano mi piacerebbe molto, e infatti è una città che mi ha sempre affascinato. Piano piano immagino che scoprirò i suoi difetti, che per il momento mi sembra riguardino principalmente il costo della vita e il colore del cielo. Ma per il momento mi godo il fascino che questa città emana, l’offerta culturale, le cose-che-farei-se-avessi-tempo-di-farle, i mezzi di trasporto frequenti e puntuali, i manzi dappertutto (vi giuro, qua vanno tutti in palestra, credo ci sia un’ordinanza per obbligare tutti i maschi in età da marito a essere tonici).
Insomma, sembra che a Milano le cose funzionino.
Però, per il momento, la cosa più bella di Milano è ascoltare le voci dei miei amici che mi tengono compagnia con i loro messaggi. Paola e Davide che bisticciano su qual è la parallela di Via XX Settembre, Ciuffo che mi ricorda di quando siamo andati a ballare in un nuovo locale e c’eravamo solo noi, Giuli che si addormenta al cinema, Arianna con i suoi centrifugati, Ciccio che mi dice che casa mia è Torino, Umbe che mi manda le foto delle sue colazioni col formaggio, bresaola e pesto, Matte e i suoi dilemmi da modello col volto internazionale, Roberta che critica la mia cena mentre scola le cime di rapa, Gaia che mi manda foto di artisti molto molto molto interessanti, Rossa, Cristian, Luigi, Lau, Chica, Tiz, Flavio, Sara, Anni, e naturalmente Giulino, che è tutto carinoso e amorevoloso. Me li segno qui, perché quando mi ricapiterà di leggere questo post in futuro potrò ricordarmi di quanto sono fortunato ad avere degli amici così.
Le Cronache del Risotto e del Taaac
Roba affine
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…e il tuo nuovo lavoro in cosa consiste?
sai… non ho ancora incrociato tua mamma!
Lo scoprirete, forse, nelle prossime puntate!
(sogno di dirlo da quando leggo le storie a puntate su Topolino, finalmente è realtà!)