Adoro essere sensibile. È una di quelle cose che mi fa sentire connesso con la natura e tutto il creato, come quando le penne sono cotte al punto giusto o il mio cane mi dà la zampa senza ricattarlo con un chicco. Non succede spesso, di sentirmi sensibile, anzi vi confesso che a volte la natura e tutto il creato li brucerei senza guardarmi indietro, ma oggi lo sono. Ed è per questo che vorrei raccontarvi la commovente storia di Mirco.
Spero siate pronti a leggere una fusion tra Chi l’ha visto senza morti e Stranamore senza furgoncino. È una storia di orgoglio e di amore, di sguardi ricambiati e di bicchieri non bevuti e, soprattutto, è una storia che non ha ancora una fine. Dobbiamo trovarla noi, questa fine. Sigla.
Bologna Pride, 7 luglio 2018. Eravamo in settemila, è stato straordinario come al solito, perché quella del Pride è la più grande forma di Resistenza di questi tempi orrendi. A osservare la parata da sotto i portici bolognesi c’era anche Mirco. Mirco è un mio amico – in realtà non ci siamo mai visti, ma ci seguiamo a vicenda su Instagram, quindi immagino che siamo “amici di Instagram”, ecco, ed è proprio su questo social che mi ha inviato la sua accorata richiesta di aiuto.
Mirco è alto, magro magro, sulla trentina (ma ne dimostra meno, giuro), ha i capelli chiari, la maglia blu e i pantaloni corti di jeans. Non pubblicherò la sua foto, perché è così carino che sono sicuro che dopo mi scrivereste in massa solo per provarci con lui, ma noi non stiamo cercando un ragazzo qualsiasi. No: noi stiamo cercando il ragazzo con la maglietta a righe. È lui che Mirco stava osservando da sotto i portici, verso le 19: dall’altra parte della strada, insieme a un’amica, manifestava nel corteo di ritorno ai Giardini Margherita. Indossava, appunto, una maglietta a righe probabilmente gialle e blu, e un berretto bianco da marinaio o da imbianchino (la memoria di Mirco è senz’altro perfettibile). Sui vent’anni, magro, di altezza media.
A un certo punto, il ragazzo con la maglietta a righe ricambia lo sguardo di Mirco per qualche secondo. Sorridono. Sono troppo distanti per parlare, così il mio amico decide di dirgli un Ciao, col labiale, a cui l’altro immediatamente risponde con un altro Ciao muto. E poi il corteo procede, e i due si perdono di vista.
Il Pride non è solo un momento per manifestare. Rappresenta anche uno dei pochissimi spazi in cui le persone LGBT+ possono trovarsi e conoscersi alla luce del sole. Alla vecchia maniera, come nei film, fuori dalle logiche delle chat e dei social. Se ti riconosci nella descrizione che ho fatto, scrivimi (su Instagram, su Facebook o manda una mail a zuccherosintattico @gmail.com), se eri al Pride di Bologna, o hai amici che c’erano, aiutami a diffondere questo post.
Fallo per il romantico Mirco, fallo per l’Amore con la A maiuscola, fallo per rendermi il nuovo Alberto Castagna di questo secolo.
Roba affine
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E va bene. Nonostante il caldo maestoso che c’è vado subito da HM, Piazza Italia, Abercrombie, OVS, Primark e faccio incetta di magliette a righe. Poi ci risentiamo.