Il primo dicembre è la giornata mondiale contro l’AIDS. Indossate il preservativo, informatevi bene e fate i test regolarmente (è appena stato pubblicato il sito testhiv.it che ha la mappa di tutti i centri italiani in cui poter fare gratuitamente il test e una bella sezione di FAQ che spiega un sacco di cosine su HIV e prevenzione). E soprattutto: combattete lo stigma. Il terrorismo che ruota attorno alla parola AIDS ha portato a una discriminazione feroce nei confronti delle persone sieropositive. L’alone viola grazie a cui in uno spot ministeriale del 1989 potevamo riconoscere le pericolose persone sieropositive, ve lo ricordate? È l’ora di informarsi bene e eliminare lo stigma dalla nostra mente.
Nonostante i dati confermino la tendenza degli omosessuali a recarsi più frequentemente a fare il test dell’HIV, c’è ancora tanto lavoro da fare sul fronte della stigmatizzazione. Che si rende concreta, nella sua maniera più violenta, quando c’è uno schermo che ci difende. Sto parlando di Grindr e delle altre chat per incontri gay, dove può capitare che qualcuno riveli il proprio stato di salute. Ho trovato un articolo molto interessante su plus, da cui prendo spunto per elencare le cinque frasi da non dire a una persona sieropositiva su Grindr.
Ah…
Hai appena scoperto che è positivo. Se come risposta scegli di scrivergli “Ah…” è per una sola ragione: farlo stare male. Magari pensi che non sia per quello che lo scrivi, ma lo è. Dietro quell’Ah… c’è scritto: “Avremmo potuto divertirci, ma adesso non ho perso tutto l’interesse. Sorry not sorry”.
Perché non me l’hai detto prima?
Intanto perché lo stato dell’HIV non definisce una persona, così come l’orientamento sessuale, la razza, il genere o il colore dei capelli. Secondo, perché le informazioni mediche sono private finché non hai la reale necessità di conoscerle. E terzo: lo stigma. Se non esistesse la stigmatizzazione nei confronti dei sieropositivi, questi si sentirebbero più liberi di confidarsi. Non abbiamo idea di quante volte una persona sieropositiva debba fare coming out: dal dottore, dal dentista, da ogni specialista da cui vengono visitati. Forse non se la sentono di condividere lo stato di salute dopo il primo Ciao ricevuto su un’app di incontri.
Scusa ma non voglio rischiare.
La verità è che rischi ogni volta che fai sesso. È impossibile conoscere lo stato di salute di ogni persona con cui vai a letto. Credi di essere al sicuro perché l’altro ha scritto nel profilo che è negativo? E chi te lo garantisce? È già abbastanza assurdo che nel profilo di Grindr sia possibile indicare lo stato HIV. Questa opzione ha come unica conseguenza quella di aumentare la stigmatizzazione, perché finisce che la indicano solo i negativi, e gli altri vengono discriminati. L’opzione sullo stato HIV su Grindr è un sistema che ti illude di fare selezione ed essere attento, quando in realtà stai scegliendo alla cieca con chi passare la notte. Bisogna conoscere quali sono i rischi e cercare di ridurli. E ti dirò di più: paradossalmente sapere che l’altra persona è sieropositiva (ma con carica virale non rilevabile, se è in terapia) è molto più sicura di una persona che ha scritto di essere negativa ma forse non fa il test da due anni.
Come l’hai preso? Con quante persone sei stato? Prendi delle medicine?
Essere bombardati di domande non fa sempre piacere e non puoi aspettarti una risposta sempre disponibile. È Grindr, non un interrogatorio. Ma con la serenità giusta è possibile che il tuo interlocutore sia invogliato a risponderti. Una bella conversazione all’antica è ancora possibile. Magari davanti a un caffè, una birra, un Cosmopolitan.
Hai l’AIDS?
Benvenuti nel ventunesimo secolo. È ora di conoscere la differenza tra HIV e AIDS e di smettere di associare questi due termini. Sono due diagnosi diverse: le persone sieropositive sviluppano l’AIDS solo se il loro sistema immunitario fallisce.
I progressi scientifici hanno portato a dei cambiamenti giganteschi per quanto riguarda l’HIV. Oggi è estremamente raro morire di AIDS, e se è vero che bisogna comunque continuare a proteggerci, è altrettanto vero che non è tollerabile la discriminazione delle persone sieropositive. Non hanno un alone viola addosso. Non ci contagiano con lo sguardo. Non infettano. Le persone non infettano nessuno, sono i virus a farlo.
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